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Il Re è sempre lì, di fronte a noi

Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

Parole chiave: commento al vangelo (218)
Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Mt 25,31-46

Con oggi si conclude questo lungo, sofferto e inaspettato Anno Liturgico: oggi la Chiesa festeggia, per usare le parole del Cardinale Giacomo Biffi, “il Primo e l’Ultimo”, la regalità di Nostro Signore Gesù Cristo su l’intero universo. Questo titolo, oggi soprattutto che di re se ne sente sempre meno parlare, può forse far sorridere o, peggio ancora, può passare sotto totale silenzio: quale nazione oggi, infatti, sembra essere governata da Dio? In ogni angolo di questo mondo, oggi come allora, i pericoli, le ingiustizie e le malvagità sono senza numero: in che modo Dio regnerebbe su qualche cosa qui dabbasso? Eppure, oramai dovremmo saperlo: il Regno che conta, la vera terra cui siamo chiamati, è oltre questo mondo in cui viviamo. Tutti noi, al termine della nostra vita, saremo chiamati davanti al Re dei Re: nessuno sarà escluso, né vecchi né giovani, né donne né uomini, né ricchi né poveri. L’unica carta di riconoscimento per il Regno sarà una sola: se in questo nostro mondo abbiamo cercato il Signore, se lo abbiamo amato nei nostri fratelli, se abbiamo messo in pratica le opere di misericordia, sia spirituali che corporali. Il Re è sempre lì, di fronte a noi: che aspettiamo ad afferrare la sua mano?

Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me
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