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Noi tutti come servi del Signore

Dal Vangelo secondo Matteo

Parole chiave: commento al vangelo (218)
Il singolo talento è il seme della nostra rinascita

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Mt 25,14-30

Ancora una volta il Signore gioca a poker con noi: ad alcuni dona un mazzo già bell’e pronto per vincere facile, altri magari devono pescare un po’ prima di poter ottenere una buona mano. Infine, sembra proprio che ad alcuni vegano date solo mani scadenti: niente riesce mai bene, tutte le cose vanno sempre a rotoli, anche i compiti più semplici si risolvono in clamorosi fallimenti. Sembra proprio che certa gente sia condannata a prescindere a comportarsi come l’ultimo servo: non solo pare abbia ricevuto ben poco dal Signore, ma anche quel poco che ha non intende sfruttarlo, metterlo a servizio. L’errore tragico di tutta la vita sta proprio lì: quel singolo, piccolo talento è proprio il seme della nostra rinascita, non va piantato come fece Pinocchio con i quattro zecchini, condannandolo a fine certa. Quel talento è proprio il Signore Gesù che ci spinge ad agire, a non lasciare che i nostri doni marciscano in fondo all’anima: la libertà dei figli di Dio che abbiamo acquistato con il battesimo ci dona l’aiuto dello Spirito, il quale non manca mai di farci rilanciare la posta in gioco, garantendoci così la vincita finale della vita eterna

Il singolo talento è il seme della nostra rinascita
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