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Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Parole chiave: commento al vangelo (219)
È la paura che ci limita, ci impedisce di osare e di affidarci

DAL VANGELO SECONDO MATTEO 25, 14-30
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».La prima di tutte le paure, la madre di tutte, è la paura di Dio: “so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso...ho avuto paura”, dice l’ultimo servo al suo padrone. Questa immagine distorta di un Dio duro, che ti sta addosso, con il fiato sul collo, è lontanissima dal Dio di Gesù.Quando poi in noi viene meno il senso di fiducia in Dio, perdendo la percezione della sua paterna provvidenza, , in noi aumentano le paure. Il nostro tempo, pieno di squilibri politici e militari, genera in noi molte paure. Pensiamo alle ansie e alle paure che ha generato in noi il periodo della pandemia. Alla pandemia poi si è aggiunta una guerra in Europa a cui è seguita una ripresa del conflitto israelo-palestinese. Infine i cambiamenti climatici. Basta un’allerta meteo a creare in noi ansie e paure. Cosa altro potrà accadere ormai?È la paura che ci limita, ci impedisce di osare e di affidarci. A partire dalle cose piccole, dalla quotidianità della nostra vita. Il Signore ci ha sempre promesso di non darci un peso superiore alle nostre forze. I talenti, infatti, sono misurati sulla persona. Cinque, due, uno. Chi si affida riceve di più del ricevuto, chi è immobilizzato dalla paura, non riceve nulla.Mettere a frutto le nostre capacità è per noi motivo di gioia. Quanta gioia c’è in noi quando ci sentiamo utili, quando abbiamo messo a frutto le nostre abilità e capacità. Apparentemente sembra di perdere qualcosa quando noi ci doniamo agli altri; il tempo tolto a noi e ai nostri cari; qualcosa che ci potesse servire; delle disponibilità economiche. Il Signore dice che, chi dona con gioia, riceverà il centuplo e la vita eterna.

È la paura che ci limita, ci impedisce di osare e di affidarci
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