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Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Parole chiave: commento al vangelo (219)
La salvezza non è una “paga” di Dio, bensì un dono

DAL VANGELO SECONDO MATTEO 20, 1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Nelle nostre comunità spesso vi possono essere dei cristiani dell’ultima ora. In che senso? La maggior parte dei frequentanti normalmente è nato e vissuto in un contesto cristiano che lo ha “abituato” alla pratica religiosa. Vi sono però anche diverse persone, nelle nostre comunità, che per diversi motivi hanno scoperto la fede o l’hanno trovata dopo tanto tempo, spesso perché hanno vissuto una particolare esperienza spirituale.Nel Vangelo Gesù, con il racconto della Parabola degli operai dell’ultima, descrive quella che è la missione della Chiesa: chiamare tutti alla vita cristiana.La fede è un dono, in quanto Dio ci chiama liberamente e noi rispondiamo liberamente alla sua chiamata. Siamo anche liberi di non rispondere, di non andare a lavorare nella sua vigna.Nel finale della parabola entriamo nella logica nuova di Gesù Cristo. Nei suoi pensieri. La salvezza non è una “paga” di Dio, bensì un dono. Dio non ci ripaga con un paradiso quasi fosse un diritto che abbiamo accumulato nel corso degli anni. Il Paradiso non è il TFR (trattamento di fine rapporto) che ci spetta per diritto. Dio ci fa dono gratuito della sua stessa vita, la vita eterna che noi siamo chiamati liberamente a scegliere ed a accogliere. Questo è il Paradiso.Gesù ci chiama con insistenza ed aspetta, con ansia di fratello, la nostra risposta. Attende fino all’ultimo istante della nostra vita. Attende che la nostra risposta, la nostra conversione, sia libera, vera e sincera, anche se data, per diversi motivi, nell’ultimo istante della nostra vita.Noi dobbiamo essere gioiosi di lavorare fin da quando il Signore ci chiama per la prima volta a lavorare nella sua vigna. Se ci sentiamo soffocati dalla vita di fede, significa che qualcosa non funziona in noi. Se è così, Cristo non è la fonte della nostra gioia. Infatti, di contro, potremmo anche rispondere subito alla chiamata del Signore, tuttavia la nostra risposta potrebbe non essere sincera.Tante persone rispondono alla chiamata di Gesù e poi si perdono, ma il Signore chiama in continuazione e qualcuno, per diversi motivi, risponderà forse solo nell’ultimo istante della propria vita. Gli occorrerà più tempo, forse tutta l’esistenza. Grazie al cielo i nostri pensieri non sono i pensieri di Gesù. La pazienza di Gesù non è la nostra pazienza. A noi ci è chiesto di essere felici e gioiosi se abbiamo risposto da subito alla chiamata di Gesù. D’altronde lo dice il padrone ai lavoratori: “cosa fate qui senza fare niente”. Si, è proprio vero; la vita, senza Gesù, è niente.

La salvezza non è una “paga” di Dio, bensì un dono
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