Fare i conti con l'inspiegabile della nostra vita
Ci sono dimensioni della nostra esistenza che non riusciamo a spiegare, ma sono verità che ci rendono ciò che siamo
La verità è che esistono dimensioni della nostra esistenza che non sono spiegabili, che non appartengono all’ordine della ragione logica. Un sillogismo o la conoscenza matematica non ci fanno arrivare a coglierne il senso. E neppure la tecnica e le altre forme della scienza. Ma è altresì sbagliato pensare di poter risolvere l’enigma con la ragione affettiva. Possiamo forse avvicinarci alla sua risoluzione con più profondità, ma non è accidentale che i grandi miti dell’amore siano, nella maggior parte dei casi, miti della ricerca dell’amore, di desiderio di amore, non storie di fusione, di coincidenza perfetta o di una reciprocità priva di spigoli. Anche all’affettività si richiede di apprendere ad abbracciare l’enigma, di non temere quella porzione inalienabile di silenzio e mistero che ogni essere umano irradia fino alla fine. Amare è anche amare quello che non comprendiamo dell’altro. Torna in mente un amico, un teologo, che in proposito sosteneva una posizione impertinente. Diceva: «Quello che i biologi marini, l’industria ittica e i compratori di miti hanno in comune è semplicemente questo: nessuno sa che cosa realmente è un pesce». È una cosa a cui pensiamo poco: il ruolo che questo non-sapere ha nella nostra vita. Se effettivamente noi non sappiamo che cos’è un pesce, dobbiamo tirare le nostre conclusioni e chiederci: quale può essere il mio approccio a un pesce? La risposta è: «Apprendiamo a negoziare». Disponiamoci cioè a imparare, ascoltando, tentando di costruire pazientemente un patto, non vincolati a un sapere teorico, ma in fedeltà all’osservazione diretta della realtà.
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