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La Chiesa non sta lottando contro qualcuno

Apriamo un dibattito su questi temi

Parole chiave: ddl zan (13), omofobia (16)
Se dovessi spiegare ai miei studenti il decreto sull'omofobia

Giorni di fuoco sono seguiti alla pubblicazione del ddl Zan in cui è stata approvata la legge contro l’omotransfobia. Il mondo cattolico si è sollevato, alimentando discussioni e proteste, ma verso che cosa precisamente? Se domani mattina dovessi entrare in classe e spiegarlo ai miei alunni che cosa risponderei? Innanzitutto, come mia abitudine, prima di dare la mia opinione aprirei un dibattito, offrendo come primo step gli strumenti opportuni per poter leggere la questione senza quegli stereotipi negativi che ultimamente caratterizzano la narrazione pubblica della Chiesa Cattolica. I miei ragazzi, ragazzi preadolescenti e adolescenti delle scuole medie e superiori, leggono costantemente in rete che la Chiesa odia gli omosessuali, vedono fin troppo spesso il rosario sventolato da chi non usa appropriatamente parole di accoglienza, finendo per saltare alle conclusioni sbagliate.

Ma che cosa sanno davvero i giovani della questione omosessualità e Chiesa? Davvero la Chiesa discrimina gli omosessuali? Il mio compito, come insegnante Irc, è renderli partecipi della ricchezza del Magistero e fornire loro tutti gli strumenti per sviluppare un pensiero critico, senza cadere in tifoserie da stadio. Se vogliamo ricostruire il senso del Magistero moderno occorre spiegare il significato della sessualità così come presentato dalla Sacra Scrittura, l’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio reca in sé, attraverso un distinguo che non è solo fisico ma personale, l’apertura ad una comunione totalizzante. Partire dall’antropologia della creazione, dell’amore. Eppure questo non significa esclusione degli omosessuali dalla vita della Chiesa, o la negazione di una natura che li ha chiamati ad essere esattamente così come sono.

Conoscere la storia del rapporto della Chiesa verso il mondo omosessuale è necessario per sfatare in primo luogo alcuni miti e fare chiarezza. Nel ’75, quando ancora in molti paesi occidentali l’omosessualità era un reato, la Chiesa pubblicava al numero 8 della Persona Humana, quella che è conosciuta come Alcune questioni di etica sessuale in cui si invitava alla prudenza nella condanna della condizione omosessuale e ci si apriva a un percorso di comprensione. Il tema venne ripreso ed approfondito poi nella Lettera sulla cura pastorale delle questioni omossessuali dell’86. Senza contare che nell’edizione definitiva del Catechismo della Chiesa Cattolica (1997) la questione è stata dibattuta ai numeri 2357-2359. Quindi no, la Cei non ha criticato il ddl Zan per partito preso, senza valide ragioni, come chi a mezzo stampa nei giorni scorsi ha dichiarato che non c’è più la libertà di essere razzisti appellandosi a un bizzarro diritto, ma ha posto sul piatto una questione più sottile che si gioca sul filo del rasoio delle interpretazioni giuridiche e che in altri paesi, vedi ad esempio la Spagna, ha portato cattolici a doversi difendere in tribunale per aver affermato verità del proprio Credo ritenute discriminanti.

Il problema sta nel rischio ideologico, il problema sta nel fatto che in un futuro non troppo lontano si correrà il rischio di essere citati in tribunale per aver difeso la propria libertà di opinione a testimoniare il Vangelo. Per il momento esiste un distinguo sottile tra discriminazione e libertà d’espressione, e se è giusto tracciare dei confini poiché come ha scritto Papa Francesco nell’Amoris Laetitia (n.250) nessuna persona deve essere discriminata sulla base del proprio ordinamento sessuale, è altresì vero il rischio di intervenire arbitrariamente riducendo al silenzio su questioni di natura teologica e morale. Chi tace o minimizza su questo è complice di un’accezione errata del significato di libertà, parola fin troppo abusata per giustificare ogni capriccio personale. Quindi no, la Cei non sta lottando contro un qualcosa o peggio contro qualcuno, ma sta lottando per, sta facendo sentire la propria voce nell’apologia del senso più profondo della Dottrina della Fede. In nome di un presunto pluralismo si sta cadendo in una “dittatura del pensiero unico” in cui la famosa frase attribuita erroneamente a Voltaire “non condivido la tua idea ma darei la vita affinché tu la possa dire” divenuta una sorta di comandamento laico, non trova spazio laddove gli argomenti non siano conformi alla propria idea di etica.

E’ su questo argomento che si gioca la protesta della Cei, è questa la luce che getterei sulla questione lasciando ovviamente i miei studenti liberi di maturare la propria opinione, continuando a insegnare e far conoscere i valori e i principi del cattolicesimo.

*insegnante di religione della diocesi di Livorno

Se dovessi spiegare ai miei studenti il decreto sull'omofobia
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