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Per nessuna ragione si può uccidere “l'altro”

L'altro continua ad essere visto come una minaccia, non come una opportunità

Parole chiave: né Crociata né Gihad (1), giulio cipollone (1)
Né Crociata né Gihad
né crociata né gihad

Nella Sala Consiliare della Provincia, in collaborazione con l'Archivio di Stato, è stato presentato il volume del Prof. Giulio Cipollone dell'Ordine dei Trinitari, dal titolo: “Né Crociata né Gihad”, edito da “Il Mulino”. Il libro ha come sottotitolo una frase chiarificatrice: “Quando Papi e Sultani avevano lo stesso linguaggio di guerra”.

L'incontro è stato aperto dalla Direttrice dell'Archivio di Stato che ha reso noto il brillante cursus honorum dell'autore del libro e ha ricordato che l'Archivio custodisce alcuni documenti sui rapporti tra cristianità e islam nel Medio evo, documenti che riguardano la storia dei Trinitari, e alcune di queste carte sono impreziosite da ricche miniature. La Direttrice ha terminato facendo la storia della Chiesa di San Ferdinando, sede dei Trinitari, ricordandone le bellezze artistiche: dalla pianta a croce latina all'opera insigne di Giovanni Baratta.

Moderatrice della presentazione è stata la Prof. Monica Leonetti Cuzzocrea che ha posto al Prof. Giulio Cipollone una serie di domande con la volontà di rendere l'incontro più vivace e partecipativo. Vengono così esaminate le crociate, le guerre in nome di Dio, i testi sacri come la Bibbia e il Corano, la differenza tra servi e prigionieri, gli “eretici”, per finire sul: Cosa fare oggi?.

In successione il Prof. Cipollone ha risposto a queste domande facendo riferimento a quanto aveva scritto nel suo libro. Riguardo alle crudeltà delle Crociate, “i buoni e i cattivi” coesistono sempre, la religione è un fatto culturale e “noi siamo quelli che siamo” secondo il luogo della nostra nascita e del nostro credo, quindi se si vuoi fare una guerra ci si può appigliare a qualsiasi cosa. Come diceva Esopo quando il lupo vuole mangiare l'agnello si inventa ogni scusa! Quando ci troviamo di fronte ad un Papa che dichiara di essere “meno di Dio e più dell'uomo” e nello stesso tempo il Saladino afferma di essere “l'integrità della religione”, come si fa a costruire un dialogo di pace?

Abbiamo bisogno allora di “obiettori di coscienza”, in un certo senso di “eretici”, che sappiano battere strade nuove, diverse, che sappiano proclamare di non essere d'accordo nel volere fare una guerra. Valdo, Maimonide, Rumi, sostenevano che per nessuna ragione si può uccidere “l'altro”. Il magistero dei Papi e in particolare di Papa Francesco è a questo proposito molto chiaro. Allora ancora oggi abbiamo bisogno di “eretici” senza far ricorso alla violenza. In questo periodo storico così turbolento con le vicende dell'Ucraina, cos'è cambiato? Per cambiare una cultura c'è bisogno di tempi geologici, ci vuole allora un nuovo sguardo sull'altro, l'intolleranza è solo un fatto umano, “non ha niente a che fare con Dio che ama tutte le sue creature”. L'autarchia culturale è una nube tossica che, come oggi in Ucraina fa andar fuori di testa. Dobbiamo prendere atto che il dialogo tra le religioni non c'è, eppure il documento Conciliare “Nostra aetate” esprimeva il dovere del dialogo in quanto “tutti i popoli costituiscono una sola comunità”.

L'altro continua ad essere visto come una minaccia, non come una opportunità. L'altro è un intralcio perché “giudichiamo senza conoscere” e il “nero” è comunque sempre mal visto. I focolai di guerra spingono sempre alle differenze religiose. E' necessario passare dal dialogo dei dogmi al dialogo della vita, “insieme” dobbiamo lavorare per la giustizia e per la pace facendo autocritica, il cammino che ci aspetta è perciò lungo e difficile. E' la scienza che mi fa dire queste cose perché la scienza non ha colore. E' vero che la storia è maestra di vita: ma ha pochi alunni!

Né Crociata né Gihad
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