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«Il presepe è Dio che vuole stare con noi, dove viviamo»

La ragione della speranza è che Dio è con noi

Parole chiave: presepe (22), papa francesco (164)
Le parole del papa Francesco

Il presepe di quest’anno in piazza San Pietro viene dal villaggio andino di Chopcca, nel dipartimento di Huancavelica, in Perù. Ieri sera è stato “acceso” insieme al vicino albero di Natale, un abete rosso proveniente dai boschi di Andalo in Trentino. A questi si aggiunge una novità: un altro presepe collocato in Aula Paolo VI, realizzato dai giovani della parrocchia di San Bartolomeo a Gallio, in provincia di Vicenza ma diocesi di Padova.

Le delegazioni delle realtà che stanno dietro a questi doni sono state ricevute ieri da Francesco, che le ha ringraziate sentitamente. Presenti anche il vescovo di Huancavélica Carlos Salcedo Ojeda, l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi e il vescovo di Padova Claudio Cipolla.

«I personaggi del presepe – ha detto il Papa rivolto alla delegazione peruviana – costruiti con materiali e abiti caratteristici di quei territori, rappresentano i popoli delle Ande e simboleggiano la chiamata universale alla salvezza. Gesù, infatti, è venuto in terra nella concretezza di un popolo per salvare ogni uomo e ogni donna, di tutte le culture e le nazionalità».

«Con il Natale la vita divina si è congiunta a quella dell’uomo – ha ricordato invece Francesco ai trentini – l’albero di Natale, allora, evoca la rinascita, il dono di Dio che si unisce all’uomo per sempre, che ci regala la sua vita. Le luci dell’abete richiamano quella di Gesù, la luce dell’amore che continua a risplendere nelle notti del mondo».

Ai veneti presenti Bergoglio ha espresso la sua riconoscenza «per questo dono, frutto di impegno e di riflessione sul Natale, festa della fiducia e della speranza. La ragione della speranza è che Dio è con noi, si fida di noi e non si stanca mai di noi! E non si stanca mai di perdonare: siamo noi a stancarci di chiedere perdono. Viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme a noi e assumere le realtà dove trascorriamo i nostri giorni. Questo ci insegna il presepe. A Natale Dio si rivela non come uno che sta in alto per dominare, ma come Colui che si abbassa, piccolo e povero, compagno di strada, per servire: questo significa che per assomigliare a Lui la via è quella dell’abbassamento, del servizio. Perché sia davvero Natale, non dimentichiamo questo: Dio viene a stare con noi e chiede di prendersi cura dei fratelli e delle sorelle, specialmente dei più poveri, dei più deboli, dei più fragili, che la pandemia rischia di emarginare ancora di più. Così è venuto Gesù, e il presepe ce lo ricorda».

Fonte: Avvenire
Le parole del papa Francesco
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