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Ma un altro «sguardo» è possibile

Il discorso ai Vaticanisti

Parole chiave: giornalismo (1), media (7), notizie (1), papa (256)
La nuova lezione del Papa sul vero buon giornalismo

«Le fake news rappresentano il canarino nella miniera di carbone digitale. Sono la cosa migliore che sia successa da decenni (sic!). Offrono al giornalismo di qualità l’opportunità di dimostrare che ha valore se basato su competenza, etica, impegno ed esperienza ». Queste paradossali espressioni – una vera e propria piattaforma teorica per un 'giornalismo civile' – Charlie Beckett le ha scritte nel 2017 sul sito 'Polis' della London School of Economics and Political Science. Mi sono tornate in mente leggendo il breve, ma intenso discorso che papa Francesco ha pronunciato sabato, in occasione della consegna di due onorificenze ad altrettanti vaticanisti di lungo corso. Anziché imbastire l’ennesima requisitoria contro il degrado dell’informazione attuale, il Papa ha richiamato laicamente gli operatori del settore ai 'fondamentali' della professione.

«Al giornalismo – ha esordito Francesco – si arriva non tanto scegliendo un mestiere, quanto lanciandosi in una missione, un po’ come il medico». Un richiamo moralistico? Tutt’altro. Il Papa sta dicendo che il primo dovere del giornalista è la responsabilità: il che significa considerare l’interlocutore innanzitutto come un cittadino (e dunque titolare del diritto-dovere di informarsi), prima che un cliente. Distinzione, come ognuno intuisce, gravida di profonde conseguenze. In seconda battuta, papa Francesco invita chi lavora nei media a «spiegare il mondo», nel senso di «renderlo meno oscuro». Interpreto questo appello come il richiamo a mantenere sempre vigile una consapevolezza essenziale per chi fa informazione, ovvero che, come leggiamo nell’'Amleto' di Shakespeare, «ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia ». Ci è chiesto, come giornalisti, di fare fino in fondo il nostro mestiere («pensare, meditare, approfondire, fermarsi per raccogliere le idee e per studiare i contesti e i precedenti di una notizia», sottolinea Francesco), sempre però con la coscienza dell’estrema provvisorietà delle nostre analisi e delle conclusioni cui approdiamo.

continua https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/ma-un-altro-sguardo-possibile-e-necessario

*Docente di Media e Informazione, Università Cattolica Brescia

Fonte: Avvenire
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