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Dal carcere al Santuario di Montenero

Il concerto e la Messa dell'Epifania al Santuario con un ospite speciale

Parole chiave: corale don fedele (6), carcere (30)
La rieducazione passa anche dal canto

Una sola voce, un incontro, una presenza, bastano a Dio per chiamare ogni uomo a cambiare vita, per rinnovarne lo spirito. Ma solo gli umili e puri di cuore sono disposti ad ascoltare questa voce e liberarsi dal frastuono del proprio Ego, dalle prigioni dell’individualismo ed al richiamo hanno la forza di rispondere “sì”.
La musica del concerto di Natale eseguito nello scorso dicembre alla casa circondariale “Le Sughere” da parte della corale polifonica Don Fedele del Santuario di Montenero, è stata forse strumento di questa chiamata.
Un recluso ha infatti espresso il desiderio di poter dedicare parte del proprio tempo di libertà alla musica sacra, unendosi, col pieno plauso di responsabili ed educatori, all’attività di animazione liturgica domenicale operata da tale gruppo presso il suddetto luogo di culto; una libertà - la sua - già circoscritta e limitata, ma che quest’anima ispirata ha optato di investire in quel tempo che nella nostra fede è il tempo migliore di tutti: il tempo di Dio.
L’ipotesi di coinvolgere i detenuti in un percorso musicale esterno al contesto carcerario era da tempo contemplata nei colloqui tra il Vescovo e il Direttore della corale, sebbene ancora al grado di un’intenzione irrealizzata; ma alla luce di tale frangente, sarà - a Dio piacendo - realmente ponderata dagli uffici giudicanti, sempre sensibili e disponibili a fare dell’arte e della cultura in generale, uno strumento di crescita umana.
Grazie alla volontà di questo ragazzo recluso, nasce così l’impulso a costruire con le istituzioni una nuova dimensione che spazi al di là dei confini della rieducazione che si attua tra le mura della struttura, fino al “sacro colle”.
Non è un caso che anche per l’intero popolo livornese e toscano, la devozione alla Madre delle grazie - veicolo nella preghiera, così come nel canto - sia da secoli e secoli l’indiscusso corrimano al quale la vita di ciascuno ammette ed accetta di aggrapparsi nel proprio inesorabile vacillare. E chi - sul di Lei esempio - avrà la forza di dire ogni giorno il proprio “Sì” a Dio, a Dio non sarà mai impossibile raggiungerlo, magari attraverso il “sussurro di una brezza leggera” di un canto, perfino dietro grate di ferro e mura di cemento armato.

guarda le foto scattate da Antonluca Moschetti https://photos.app.goo.gl/Tj6K2i1PbUtUN71x7

La rieducazione passa anche dal canto
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