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È morto don Giulivo Torri

Salesiano, per 9 anni a Livorno

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Il funerale ad Alassio

Sono nove gli anni che don Giulivo ha trascorso nella Parrocchia del Sacro Cuore di Livorno. Dal 1989 al 1998 è stato a Livorno come parroco di una comunità affidata alla Famiglia Salesiana dell’allora Ispettoria ligure-toscana.

Il suo passaggio, come anche altri, ha lasciato un bel segno tra la gente livornese; gente schietta, che dice sempre quello che pensa ed è ugualmente accogliente con chi coinvolge se stesso nel suo servizio ecclesiale.

Giulivo era una persona molto buona, gentile, amante della musica e capace di portare a conclusione le cose decise.

Di carattere timido, interveniva con parsimonia nelle discussioni con più persone, e questo poteva sembrare un handicap, ma nel rapporto personale, poi, ricuperava il rapporto con tutti: aveva la capacità di accogliere tutti e trovare le parole giuste per entrare in sintonia con ogni persona che incontrava. Aveva dunque una dote essenziale per un parroco, la capacità di farsi sentire padre, disponibile ad ascoltare i propri figli e le proprie figlie con i loro problemi, le loro gioie, le loro incapacità. Le persone che lo hanno incontrato lo ricordano ancora come riferimento per quel momento della loro vita.

Il suo saper ascoltare lo ha aiutato molto anche nella gestione pastorale della parrocchia. Quando giunse a Livorno aveva appena 41 anni e non aveva esperienze pastorali ma si inserì molto velocemente nelle dinamiche parrocchiali. Si trovò a operare con un Consiglio Pastorale molto dinamico e agguerrito e, pur intervenendo raramente, riuscì ad entrare in sintonia e a cogliere ed accogliere linee pastorali innovative. Basta ricordare il cambiamento radicale nella proposta di catechesi per i fanciulli in preparazione alla comunione e alla cresima, che avvenne negli anni della sua presenza, e rimase per anni esemplare nella diocesi e oltre.

Appassionato di musica, sviluppò ancor di più il canto nella liturgia, in ciò aiutato da una presenza costante di una band parrocchiale ben organizzata. Rimise in funzione anche l’organo della chiesa che risuonò di nuovo tra le colonne del Tempio della Vittoria. Rivitalizzo anche i ministranti, nella più pura tradizione salesiana, curandone la formazione e mettendo i presupposti perché alcuni di essi mantenessero il loro servizio anche da giovani adulti.

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Intuì l’importanza delle famiglie nella parrocchia e contribuì a creare qualche gruppo famiglia, che rivitalizzò la parrocchia. Ne seguì i percorsi e ne condivise le convivenze, instaurando anche un bel rapporto con i figli,  tanto che, a distanza di oltre trent’anni, alcuni di essi sono ancora presenti e attivi in parrocchia. Fu talmente coinvolto nel cammino che il gruppo famiglia lo “costrinse” a portarlo a casa sua, a Parre nella val Seriana, in tre giorni di bella convivenza.

La sua presenza è anche impressa nelle mura parrocchiali. Concluse e rifinì il ricupero della cripta, unico ambiente parrocchiale che per mezzo dei nuovi infissi fu diviso in salone, cappella e sette aule. La pavimentò con il marmo, dono delle FMA facendolo divenire luogo di incontro della comunità e ambiente di catechesi per i ragazzi. Inoltre ristrutturò la Casa Marfori, facendola divenire luogo di attenzione ai bisogni delle famiglie del quartiere.

Il funerale ad Alassio
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