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Un protocollo per “salvare” gli oratori

Già riaperte 190 delle 300 strutture presenti nelle Marche: «Il nostro modello sia nazionale»

Parole chiave: oratori (62)
Un protocollo per “salvare” gli oratori

«Valorizzazione della funzione socio educativa degli oratori e degli enti religiosi che svolgono funzioni similari». È questo il titolo del protocollo d’intesa firmato nei giorni scorsi ad Ancona dal governatore delle Marche Luca Ceriscioli e dal presidente della Regione Ecclesiastica Marche, l’arcivescovo di Pesaro monsignor Piero Coccia. «Una firma convinta dal punto di vista amministrativo – ha esordito Ceriscioli – perché garantisce al territorio regionale una presenza importantissima, esempio di accoglienza verso tutti». Fondi per complessivi 594mila euro spalmati sul bilancio pluriennale 2020/2022. Un impegno economico cospicuo che si aggiunge al contributo straordinario Covid di 800mila euro che nelle scorse settimane ha già permesso la riapertura di 190 su 300 oratori diocesani delle Marche. «Nelle nostre tredici diocesi esiste un patrimonio sociale enorme – ha spiegato l’arcivescovo Coccia – che come Chiesa abbiamo il dovere di mettere al servizio di tutti perché la questione educativa è primaria nel-l’Italia di oggi». I contributi andranno a sostenere la formazione degli operatori e dei partecipanti alle attività oratoriali. Il documento fa inoltre riferimento alle nuove norme di sicurezza in materia di sanità e privacy ma punta anche all’innovazione tecnologica e all’integrazione digitale. Per l’assessore regionale alla famiglia

Loretta Bravi bisogna superare lo steccato ideologico e vedere l’oratorio come un investimento sulla crescita dei ragazzi. «Nel proporre percorsi di integrazione e recupero dei soggetti fragili – ha detto Bravi – la politica deve sapere rileggere la lezione di S. Filippo Neri, Don Bosco, don Milani e don Orione ». Simone Longhi, segretario dell’osservatorio giuridico-legislativo della Regione Ecclesiastica Marche, parla di modello innovativo anche a livello nazionale. «Con questi fondi – ha spiegato Longhi – non solo viene garantita la formazione degli educatori ma stiamo gettando le basi per un’alta formazione che possa coinvolgere anche le istituzioni accademiche religiose per il futuro dei giovani».

Fonte: Avvenire
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