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La salvezza di tutte le genti si è rivelata ai nostri occhi

La festa della Sacra Famiglia

Parole chiave: commento al vangelo (219)
Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola

Lc 2,22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

 

Il Vangelo oggi ci presenta una scena comune per le famiglie dell’epoca, rispettose della Legge del Signore: Maria e Giuseppe portano al Tempio il piccolo Gesù affinché potesse essere offerto al Signore in quanto primogenito, riscattandolo con una coppia di tortore o due giovani colombi. Quante centinaia, migliaia di volte il vecchio Simeone e l’anziana profetessa Anna avranno visto quella stessa, identica scena nel corso dei loro lunghi anni? Eppure, quel giorno è un giorno speciale: entrambi profondamente in comunione con il Signore, intuiscono subito che quel bambino è speciale, che porterà alla rovina e farà risorgere molti in Israele scardinando tutto ciò che si nasconde nel profondo dei cuori, che la sua vita porterà a compimento l’attesa della redenzione di tutta Gerusalemme. La salvezza di tutte le genti si è ora rivelata anche ai nostri occhi, così bisognosi di essa: andiamo allora in pace nel mondo, portandola a tutti i nostri fratelli.

Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola
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