Un «patto» tra parrocchie e famiglie
Alle parrocchie è chiesta un’attenzione rigorosa sugli spazi, le modalità di entrata e uscita, la pulizia
«Il catechismo è un’avventura educativa fondamentale per la crescita dei nostri ragazzi. Merita di essere vissuta con gioia e serenità. E ora è possibile – scandisce monsignor Marino Mosconi, cancelliere e responsabile dell’Avvocatura della Curia di Milano –. Si tratta di adottare con responsabilità le misure di prevenzione volte a evitare il contagio da Covid-19. E serve che tutti facciano la loro parte: le parrocchie come le famiglie. Così, con l’avvio del nuovo anno pastorale, le comunità cristiane possono tornare a proporre i loro percorsi educativi: consapevoli dei rischi di questa fase e delle incertezze per il futuro. Ma ripartire in sicurezza e serenità si può. E c’è chi l’ha già fatto».
Misure di prevenzione e senso di responsabilità da parte di tutti, dunque. Ecco la via. «Ed è un 'patto di responsabilità reciproca' quello sottoscritto dalla parrocchia e dalla famiglia del minore al momento dell’iscrizioneal catechismo. Ai genitori – spiega monsignor Mosconi – è chiesto di tenere a casa il figlio minorenne che avesse temperatura corporea sopra i 37,5°C o altri sintomi influenzali, o fosse in quarantena o in isolamento domiciliare, o fosse entrato in contatto con persona affetta da Covid-19 nei 14 giorni precedenti. E di informare il parroco. Se il ragazzo presenta sintomi sospetti durante il catechismo, la famiglia – tempestivamente informata dalla parrocchia – si impegna a venire a prenderlo, portarlo a casa, contattare il pediatra o il medico di base. In caso di malattia si rientra solo con certificato medico. E questo vale anche per gli adulti – i catechisti, gli educatori, i volontari – ai quali chiediamo un’autodichiarazione circa lo stato di salute ed eventuali contatti con persone positive».
Alle parrocchie è chiesta un’attenzione rigorosa sugli spazi, le modalità di entrata e uscita, la pulizia. «La capienza massima di ogni aula e la disposizione dei posti dev’essere tale da garantire sempre la distanza interpersonale di un metro – riprende il cancelliere – . Negli ambienti parrocchiali tutti dovranno indossare, sempre, la mascherina a coprire naso e bocca. E la parrocchia terrà sempre qualche mascherina di scorta per chi non l’avesse, o l’avesse rotta, o sporca, o usurata. I punti d’ingresso e d’uscita vanno differenziati. Non fosse possibile, si entri e si esca a fasi alterne. Le parrocchie non hanno l’obbligo di misurare la temperatura ma, certo, è un’azione raccomandabile. Fra gli elementi più innovativi c’è la registrazione delle presenze: chi entra, chi esce, a che ora. Le parrocchie sono chiamate anche a criteri rigorosi nella pulizia degli ambienti». Queste e altre misure sono illustrate in dettaglio in www.chiesadimilano.it nella pagina dell’Avvocatura, nella sezione dedicata alle «Disposizioni riguardanti il periodo di emergenza».
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