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Due cose restano nella vita: l'amore e il dolore

Giovedì Santo. Messa in Coena Domini

Parole chiave: giovedì santo (9), commento al vangelo (219)
Le domande intorno a Dio

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Il commento di monsignor Angelo Sceppacerca*

È con questa Messa che inizia il Triduo pasquale perché si fa memoria dell'ultima Cena in cui il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando sino alla fine i suoi che erano nel mondo, offrì a Dio Padre il suo Corpo e Sangue sotto le specie del pane e del vino e li diede agli Apostoli in nutrimento e comandò loro e ai loro successori nel sacerdozio di continuarne l'offerta.

Sono molti i giorni solenni per la fede cristiana; e numerosi quelli "intimi", particolarmente sentiti dalla devozione popolare. Il Giovedì Santo a sera, con la lavanda dei piedi, solennità e intimità vanno insieme perché riviviamo, insieme a Gesù, le ultime ore della sua vita trascorse con i suoi discepoli e durante le quali il Signore dice e fa le cose più importanti: istituisce l'Eucarestia ("questo è il mio corpo... questo è il mio sangue") e il sacerdozio ministeriale ("fate questo in memoria di me"); mostrando come bisogna viverlo ("Se Io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri"); lascia il Suo comandamento ("Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri") e il suo testamento ("Padre, coloro che mi hai dato siano una cosa sola, come noi e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me").

In una parola, come dice Giovanni, "dopo aver amato i suoi, li amò sino alla fine". In questo "fino alla fine", fino all'ultimo istante, fino all'ultima goccia di sangue. Di più non era possibile, neppure a Dio! In quell'ora c'è anche il più ingiusto dei dolori, il bacio di un figlio che ti vende per quattro soldi.

Il Giovedì Santo, nel clima del cenacolo, è anche il giorno per porre la grande domanda: chi è Dio? L'apostolo giovane, che durante quella cena aveva il capo poggiato sul petto del Signore, ha risposto: "Dio è amore". L'amore, qui, non è un attributo, neppure il primo, di Dio. Qui l'amore è il soggetto, Dio. Tutti i suoi attributi, allora, sono gli attributi dell'amore. È l'amore che è onnipotente, sapiente, libero, buono e bello.

Due cose restano nella vita: l'amore e il dolore. Restano e vanno insieme. Nella ricerca del perché, ho trovato questo brano. "Un uomo che per tutta la vita aveva sofferto, disse a Dio prima di morire: «Dio mio, se esisti, ti perdono». Lasciando vagare la mia immaginazione, mi piace rappresentarmi Dio mentre ascolta questa preghiera (giacché di preghiera si tratta). Egli sorride gravemente, senza ironia. Accetta seriamente il perdono dell'uomo. Ricorda la sua esitazione nel correre il rischio della sofferenza umana e della immolazione dell'Agnello. Ed apre umilmente le braccia perché vi si abbandoni quel suo figlio straziato e pacificato".

In questo nostro tempo molte restano le domande intorno a Dio. Le risposte sono date tutte in questo triduo, a cominciare dalla Messa "In Coena Domini".

*Diocesi di Trivento, membro della Congregazione dei Santi

Le domande intorno a Dio
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