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Polonia a ferro e fuoco

Le proteste contro la decisione della Corte Costituzionale sull'aborto

Parole chiave: aborto (31), polonia (7)
«La Chiesa non può cessare di difendere la vita».

Minacce e violenze, liste di proscrizione e vandalismo, tutto pianificato scientificamente e lautamente finanziato dai filantropi cantori della società aperta, ecco il vero volto dei promotori dell’aborto in tutta Europa, squadracce naziste in azione contro chiese, fedeli cristiani e difensori della dignità umana in Polonia e Germania. Abbiamo illustrato con dovizia di particolari l’evento storico avvenuto in Polonia con la decisone della Corte Costituzionale lo scorso giovedì 22 Ottobre  e le proteste vibrate istituzioni, mass media e imponenti associazioni “umanitarie”.

Le marce di protesta, ampliamente invocate e sostenute dall’estero, sono iniziate sin dalla lettura della Sentenza che ha abolito l’aborto eugenetico nel paese europeo, tra la notte del 22  la giornata del 23 Ottobre. Poco seguito, non poteva finire così ed infatti sotto la brace si preparavano le azioni vandaliche, blasfeme ed incivili contro Messe e fedeli di Domenica 25 Ottobre. 

Chiese imbrattate da pseudo artisti con slogan e immagini da caccia alle streghe, gruppuscoli di inginocchiati davanti alla Cattedrale di Varsavia che durante le Sante Messe urlavano slogan degli anni ’70:  "Il mio corpo, la mia scelta", "Questa è una guerra" ed ancora  “Sadici! Veniamo a prendervi" . Nel frattempo, a Poznań, nella Polonia occidentale, un gruppo di protestatari ha organizzato luna protesta all’interno della Basilica dei santi Pietro e Paolo, in fila davanti all’altare per interrompere la celebrazione eucaristica. La serie di proteste si è svolta sotto il nome di "Parola per il Giorno del Sole", riferimento ad un programma televisivo settimanale dedicato alle letture della Bibbia.

A Katowice proteste rumorose con caroselli di auto ed entrata della Cattedrale salvaguardata solo da un cordone di forze dell’ordine: tutte azioni in violazione sia delle leggi polacche che vietano l’offesa dei sentimenti religiosi, sia del lockdown introdotto nel Paese il Sabato 24 Ottobre.

Domenica stessa, il presidente della Conferenza episcopale polacca ha esortato i difensori dell’aborto eugenetico ad esprimere la loro opposizione "in modo socialmente accettabile". "Profanare le Chiese e gli altari usare violenza, imbrattare con atti vandalici gli edifici sacri, disturbare le funzioni religiose ed impedire la libertà di culto non sono il modo giusto di agire in uno stato democratico", ha detto l'Arcivescovo Gądecki. "Esprimo la mia tristezza per il fatto che in molte chiese oggi ai credenti sia stato impedito di pregare e che sia stato loro tolto con la forza il diritto di professare la propria fede". Tra le chiese prese di mira dai manifestanti c'era quella del Vescovo Gądecki a Poznam, che ha sottolineato che non è la Chiesa a decidere se le leggi sono conformi alla costituzione polacca. «Da parte sua, la Chiesa non può cessare di difendere la vita, né può non proclamare che ogni essere umano deve essere protetto dal concepimento fino alla morte naturale». Il risultato di questo folle odio contro la Chiesa e contro la più alta istituzione dello Stato polacco è chiaro: 226 manifestazioni non autorizzate, 23 gravi reati penali sono stati commessi, 481 crimini minori compiuti, 142 sanzioni amministrative e 281 denunce penali pendono dinnazi ai Tribunali di varie città del Paese. Questi i dati snocciolati dal Capo della Polizia Mariusz Ciarka. Tutto ciò, lo ricordiamo, è stato almeno apparentemente causato dalla decisoine della Corte costituzionale polacca, 11 giudici a favore e solo 2 contrari, che ha abrogato e vietato aborti eugenetici. La sentenza completa del Tribunale non è ancora disponibile, ma il legame dell'aborto con l'eugenetica è chiaro, inutile nascondersi dietro un dito.

(continua a leggere https://www.lanuovabq.it/it/guai-a-chi-tocca-laborto-polonia-a-ferro-e-fuoco)

tratto da La Nuova bussola quotidiana

«La Chiesa non può cessare di difendere la vita».
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