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Il doppio lavoro

Un privilegio o una necessità?

Parole chiave: lavoro (106)
In tempo di Covid 19

Il lavoro ai tempi del #covid19 non è, per fortuna o purtroppo, solo lo #smartwworking.

E’ stato pubblicato, ad esempio, solo pochi giorni fa un’interessante studio di Eurofound sulle vite lavorative delle persone con due, o più, lavori contemporaneamente nel quale ci si chiede se questa condizione sia, fondamentalmente, un privilegio o una necessità?

Il fenomeno, almeno secondo lo studio europeo che si presume analizzi solo il lavoro dichiarati, interessa una percentuale relativamente piccola della forza lavoro dell'Unione Europea pari a circa il 4% nel 2018. Questo dato rappresenta, tuttavia, ben 9,2 milioni di lavoratori: 4,5 milioni di uomini e 4,7 milioni di donne.

Sembra, inoltre, essere questa una condizione in espansione nel nostro mercato del lavoro comunitario: i numeri sono infatti aumentati del 3,5% dal 2013.

I ricercatori hanno osservato, per capire meglio le dinamiche, le condizioni di lavoro dei lavoratori nel loro lavoro “principale” per provare a capire come mai le persone ne cercano un secondo e così caratterizzare meglio questa scelta.

Spesso sono le cattive condizioni di lavoro nel lavoro principale, un numero di ore insufficienti o un’inadeguata retribuzione a portare le persone a cercare un altro impegno.

In altri casi si va in questa direzione a causa di uno scarso utilizzo delle capacità e/o abilità professionali che si ritiene di possedere.

Infatti alcuni lavoratori intraprendono un lavoro “extra” per avere l'opportunità di acquisire esperienza, migliorare o sviluppare un business.

Sono, in questo quadro, professionisti ben il 28% delle persone che hanno almeno due lavori.

Seguono, in questa classifica, i lavoratori nel servizio ai clienti e le vendite (17%), i tecnici (16%) e, in chiusura, le persone occupate nelle occupazioni più semplici (10).

Nel periodo 2013-2018, in particolare, si è registrato un aumento di operai altamente qualificati, impiegati (dirigenti, professionisti e tecnici) tra le persone con più lavori, accompagnato da una diminuzione degli operai poco qualificati (lavoratori agricoli, artigiani, operatori di impianti e macchine e lavoratori in professioni elementari).

Viene da chiedersi, tuttavia, come questo fenomeno muterà dopo il #coronavirus e se, come molti magari temono/immaginano, avere un secondo lavoro potrebbe diventare una necessità per una componente significativa della forza lavoro più debole, mal retribuita e che rischia di scivolare, velocemente, ai margini della nostra società.

Questo, peraltro, potrebbe realizzarsi con un ulteriore, e significativo, rafforzamento del lavoro “nero” ed irregolare, non preso in considerazione dallo studio europeo.

Sarà, quindi, necessario vigilare più del solito. Il lavoro nero è, infatti, un virus cronico del nostro paese che, è opportuno ricordarlo, rende tutti più deboli: i lavoratori e le imprese che seguono e le regole ed il nostro sistema di welfare e la sua sostenibilità.

In tempo di Covid 19
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