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Aprire gli occhi per accorgerci dei tanti “volti luminosi”

Le acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali incidenti

Parole chiave: Papa Francesco (163)
"I viaggi della speranza non siano viaggi di morte"

Il brano del Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima racconta l’episodio della Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor attraverso cui ai tre discepoli che l’accompagnano si rivela la “bellezza” del Figlio di Dio. Una bellezza che dovranno saper riconoscere più tardi nella realtà della croce e nei volti dei prossimi.
Dando il via alla sua riflessione all’Angelus, Francesco spiega che cosa vedono veramente Pietro, Giacomo e Giovanni in quel momento particolare e afferma che vedono la luce di Dio risplendere in Gesù “immagine perfetta del Padre”, vedono in lui incarnato l’amore divino. Una preparazione a quello che poi accadrà. Che sorpresa per i discepoli! Avevano avuto sotto gli occhi per tanto tempo il volto dell’Amore, e non si erano mai accorti di quanto fosse bello! Solo adesso se ne rendono conto, e con tanta gioia, con immensa gioia. Ma attraverso questa esperienza Gesù, in realtà, con questa esperienza li sta formando, li sta preparando a un passo ancora più importante. Di lì a poco, infatti, dovranno saper riconoscere in Lui la stessa bellezza, quando salirà sulla croce e il suo volto sarà sfigurato.
E’ un’esperienza meravigliosa quello che vivono, prosegue il Papa, tanto che Pietro “vorrebbe fermare il tempo”, ma non è questo che vuole Gesù. La sua luce non è la magia di un momento che passa “è una luce che orienta il cammino”, che non allontana i discepoli “dalla realtà della vita”, ma dà loro la forza di seguirlo fino alla croce. E Francesco commenta: Fratelli e sorelle, questo Vangelo traccia anche per noi una strada: ci insegna quanto è importante stare con Gesù, stare con Gesù, anche quando non è facile capire tutto quello che dice e che fa per noi. È stando con Lui, infatti, che impariamo a riconoscere, il suo volto, la bellezza luminosa dell’amore che si dona, anche quando porta i segni della croce. Ed è alla sua scuola che impariamo a cogliere la stessa bellezza nei volti delle persone che ogni giorno camminano accanto a noi.
L’invito del Papa è ad aprire gli occhi per accorgerci dei tanti “volti luminosi” che incontriamo, dei sorrisi e delle lacrime che ci parlano d’amore. Da loro riceviamo quella luce che viene da Dio che possiamo portare agli altri con le nostre opere concrete, vivendo con più generosità la nostra vita quotidiana. (continua a leggere https://www.avvenire.it/papa/pagine/angelus-del-6-marzo-2023)

Fonte: Avvenire
"I viaggi della speranza non siano viaggi di morte"
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