Una scuola "aperta"

La Scuola ha bisogno di una rivoluzione copernicana. Ha detto molto bene il Ministro Bianchi: "stiamo lavorando ad una scuola che esca dalle gabbie del Novecento. Una scuola inclusiva, che garantisca a tutti le stesse opportunità. Dove si acquisiscano competenze non solo cognitive, ma relazionali. Una scuola che sappia educare alla capacità critica nell’uso dei nuovi linguaggi e delle tecnologie”.
E allora bisogna rivedere  il tempo scuola (il futuro è quello di una scuola "aperta" che non sia vincolata ad orari rigidi e che preveda una maggiore didattica laboratoriale). Molta dispersione sarebbe arginata con una Scuola- comunità  che non si limiti all'orario scolastico e coniughi il sapere, con il saper essere e il saper fare. Altro tema che richiede una "rivoluzione" è il reclutamento degli insegnanti. Da affidare in parte ai Dirigenti scolastici (anche con il supporto dei Dirigenti territoriali), affinché possano scegliere le migliori risorse in base alla tipologia di disciplina e agli obiettivi formativi- educativi, superando graduatorie che non valorizzano  i tanti capaci, che sebbene privi di  "titoli canonici" sarebbero una ricchezza per la Scuola con la loro esperienza e la loro motivazione. Sappiamo che si può essere "super titolati" (con titoli "comprati" per fare punteggio), ma allo stesso tempo profondamente incapaci di insegnare! Occorre, inoltre, mettere in campo modalità più moderne per i concorsi, valutando le competenze relazionali fondamentali e prioritarie  nelle nostre società iper tecnologiche e altamente complesse. Non basta sapere ma bisogna saper insegnare! Occorre evitare una valanga di insegnanti e dirigenti "non vocati", per non dire "inadatti e dannosi", che hanno trovato rifugio nell'insegnamento in quanto "posto fisso"!
Altro tema importante è creare una maggiore alleanza tra Scuole, tra pubblico e privato. Specialmente quel privato di eccellenza e di qualità a cui attingere per valorizzare le migliori prassi e i migliori strumenti da condividere. Evitare barriere e costruire ponti per una Scuola "aperta", che appunto esca dalle "gabbie del Novecento".