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Gambino: In Europa l’eutanasia non esiste. Saremmo il quarto paese europeo che introduce il suicidio medicalmente assistito

La legge in Senato

Dopo il mancato accordo alla Camera, Binetti, Quagliariello e Gasparri presentano il testo che prevede attenuanti specifiche per l'aiuto al suicidio e revisione della legge sulle Dat

Parole chiave: fine vita (39), eutanasia (28)
Fine vita, ultimo tentativo. Ecco la proposta di legge Fi-Udc

La battaglia per evitare la legalizzazione dell’aiuto al suicidio medicalmente assistito, e di fatto, dell’eutanasia, si sposta tra i banchi del Senato. Dopo il mancato accordo delle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera sulle 4 proposte di legge - con le quali si è tentato di dare una risposta legislativa all’ordinanza della Corte Costituzionale (la n.207 del 2018) entro il 24 settembre - è stato presentato un disegno di legge su iniziativa dei senatori di Forza Italia-Udc, Paola Binetti, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello.

«A proposito della modifica dell’articolo 580 del codice penale - ha spiegato ieri la senatrice Binetti in una conferenza stampa al Senato - pur mantenendo la dimensione della sanzione, prevediamo fattori che attenuino l’intensità della pena a partire da quella che potrebbe essere la drammaticità degli stati emotivi. Chiediamo poi una revisione della legge sul testamento biologico (la 219 del 2017 sul «consenso informato e sulle Dat-Dichiarazioni anticipate di trattamento, ndr) che, come ha evidenziato la Corte Costituzionale e come avevamo denunciato non votandola, contiene il germe dell’eutanasia. Infine, chiediamo con grande insistenza di dare sostanza alle cure palliative. Le risorse economiche deve mettercele il governo».

La palla passa dunque, ora, al Senato. Il timore di fondo è che il Parlamento venga espropriato del suo diritto a legiferare. «Vogliamo correggere le sbavature pesanti sul testamento biologico - ha ammonito il senatore Gasparri - ma è necessario il sostegno di tutti. La sottrazione del potere legislativo al Parlamento condizionerebbe qualsiasi tematica. È meglio una legge brutta che una legge decisa dalla Corte». Nonostante stia per scadere l’ultimatum, le 32 associazioni che hanno aderito al libero Coordinamento "Polis pro persona" non vogliono darsi per vinte. «Abbiamo domandato un incontro urgente a tutti i leader dei partiti e ai presidenti della Camera e del Senato», ha fatto sapere Domenico Menorello, coordinatore dell’Osservatorio "Vera Lex?". Ma mentre la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati si è detta disponibile, il presidente della Camera Fico ha invece comunicato di essere impegnato fino al 24 settembre.

E intanto la preoccupazione sale. «In Europa l’eutanasia non esiste. Saremmo il quarto paese europeo che introduce il suicidio medicalmente assistito, e quindi l’eutanasia - ha ribadito Alberto Gambino, presidente dell’associazione Scienza&Vita -. Se si identifica l’aiuto al suicidio come diritto soggettivo intangibile da parte degli altri, neanche un familiare potrà dissuadere chi ne fa richiesta. E la struttura sanitaria dovrà eseguire. Il 24 settembre i giudici costituzionali scriveranno una sentenza che dirà che davanti a certe situazioni si potrà chiedere la somministrazione di un farmaco letale. Proviamo a vedere, piuttosto, se si creano maggioranze trasversali che prescindano da maggioranze di governo».

Il Parlamento, ha rimarcato la presidente del Movimento per la Vita Marina Casini Bandini, «deve riprendere la sua sovranità dando voce ai cittadini elettori, non deve autoprivarsi della dialettica parlamentare e dei relativi tempi di discussione, consegnando un tema così importante a 15 giudici seppure molto autorevoli. Soltanto insieme è possibile sperare di costruire quell’autentico progresso civile che si caratterizza per l’accoglienza e la cura dei soggetti più deboli».

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Fonte: Avvenire
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