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Tempo di ferie

Giovanni Paolo II accetto, dapprima con riluttanza, l'invito dei giovani di Treviso a un soggiorno a Lorenzago. E da lì si sviluppò un pensiero originale sul tempo del riposo

Parole chiave: vacanze (3), papa giovanni paolo II (2)
Ecco il "magistero delle vacanze", da Wojtyla a Francesco

I più grandi di noi lo ricordano bene. Una volta non si andava in vacanza. Casomai si tornava ai luoghi d’origine e se possibile si restava qualche settimana, due o tre, dai nonni o dagli zii, ma questo era tutto. Le vacanze, così come venivano intese, erano roba da ricchi. Poi venne il boom economico, che non ci fece tutti ricchi, no, ma mise nelle tasche il sufficiente per una settimana di villeggiatura. E ancora più tardi sarebbe venuto il tempo delle vacanze aggettivate, per così dire: ossia quelle intelligenti, off-road, alternative e chi più ne ha più ne metta. Ma, restando agli aggettivi, nessuno avrebbe scommesso mezzo centesimo che, alla fine, a passare letteralmente alla storia, anzi a farla, sarebbe stato l’ultimo degli aggettivi che mai avresti associato a vacanza.

Parliamo dell’aggettivo “papale”, che nel 1987 irruppe del tutto inatteso. Che cosa? Il Papa in vacanza? Ma i Papi non ci vanno, in vacanza! Non ci sono mai andati, se è per questo, solo la residenza estiva di Castelgandolfo… Eppure – perché alla fine c’è sempre una prima volta – in quel luglio del 1987 iniziò l’era delle vacanze papali, che non si sarebbe più interrotta (anche se Francesco preferisce restare in Vaticano).

L’idea che non sarebbe mai venuta in mente a nessun, di proporre al Papa di passare qualche giorno di riposo tra le montagne, era invece venuta a un gruppo di giovani di Treviso, la cui diocesi possedeva una villetta un po’ isolata a Lorenzago di Cadore, vicino al castello di Mirabello, che veniva usata per i soggiorni estivi dei seminaristi. Attraverso il vescovo la proposta fu portata a Giovanni Paolo II, e in un primo momento la risposta fu negativa. Poi il “no” divenne “forse”, finché… Dire che la scelta non fosse controversa sarebbe dire una bugia, e anzi furono molte all’inizio le critiche che piovvero sulle pur larghe spalle di Wojtyla.

La prima "vacanza papale" fu proposta a Giovanni Paolo II da un gruppo di giovani di Treviso,che lo invitarono a Lorenzago di Cadore. All'inizio la risposta fu un "no", poi un "forse", finché...

Che forse per questo, o anche per questo, cominciò a sviluppare un magistero delle vacanze che, anno dopo anno, col contributo anche dei suoi successori, si sarebbe arricchito di sempre nuove pagine. Pagine che quasi di prepotenza sono entrate nel grande novero della dottrina sociale della Chiesa, ridisegnando di fatto la nozione stessa di vacanza. Non una cosa da ricchi, né un tempo di assenza secondo l’etimologia, ma come spiegò proprio Francesco all’Angelus del 6 agosto 2017, qualcosa di importante per tutti, perché tutti hanno bisogno «di un tempo utile per ritemprare le forze del corpo e dello spirito approfondendo il cammino spirituale».

La vacanza è qualcosa di importante per tutti, perché tutti hanno bisogno«di un tempo utile per ritemprare le forze del corpo e dello spirito approfondendo il cammino spirituale»Papa Francesco, Angelus del 6 agosto 2017

La salita dei discepoli sul Tabor «ci induce a riflettere sull'importanza di staccarci dalle cose mondane per compiere un cammino verso l'alto e contemplare Gesù. Si tratta di disporci all'ascolto attento e orante del Cristo Figlio amato del Padre, ricercando momenti di preghiera che permettono l'accoglienza docile e gioiosa della Parola di Dio. Siamo chiamati a riscoprire il silenzio pacificante e rigenerante della meditazione del Vangelo, della Bibbia, che conduce verso una vita ricca di bellezza, di splendore e di gioia».

continua a leggere su https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/le-vacanze-secondo-i-papi

Fonte: Avvenire
Ecco il "magistero delle vacanze", da Wojtyla a Francesco
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