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Nell’intervista all’“Osservatore Romano” il cardinale condanna la «cultura escludente» che lascia ai margini il migrante o chi crede in altre fedi. In Italia c’è «ancora una Chiesa di popolo»

Le parole di Bassetti

Dal presidente della Cei l’invito a essere «cristiani miti e rivoluzionari» contro «egoismo e xenofobia» È antievangelica la logica del «nemico esterno». No alle pretese etiche in nome dei «diritti individuali»

Parole chiave: bassetti (4)
«Basta pifferai magici»

Cita san Francesco d’Assisi per dire che «i cattolici devono avere “fede retta e speranza certa”», come sosteneva il Poverello, «senza mettersi in fila dietro i pifferai magici di turno». E subito aggiunge: «I falsi profeti ci sono sempre stati e sempre ci saranno. I simboli religiosi valgono solo nel contesto di una fede vissuta, altrimenti sono una sterile ostentazione». Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, dialoga con il direttore dell’Osservatore Romano, Andrea Monda, nel giorno in cui il Parlamento approva il decreto sicurezza-bis. Ma è solo una coincidenza. Nessun riferimento al provvedimento. Perché la conversazione pubblicata dal quotidiano della Santa Sede era programmata da tempo e conclude, come scrive lo stesso Monda, la lunga serie di interviste che, a partire da quella a Giuseppe De Rita del 22 maggio, sono state pensate per «avviare un dibattito, aperto a credenti e a non credenti, sulla profonda crisi che la società sta vivendo e sul ruolo che la Chiesa può svolgere per ridare speranza all’uomo contemporaneo», annota il direttore. Il cardinale spiega che non è «una novità» il fatto che l’uomo abbia «sempre cercato di farsi dio di se stesso». Ma oggi la deriva è più evidente. Perché, da un lato, «si è accelerato in nome della “qualità della vita” e dei “diritti individuali” il distacco dell’uomo da una visione cristiana dell’etica». E, dall’altro, «si è andata affermando, in nome del “nemico esterno”, islamico o migrante, una cultura identitaria escludente». In entrambi i casi, chiarisce il presidente della Cei, «c’è una negazione della caritas, dell’humanitas, dellapietas e dell’universalismo cattolico». Da qui il richiamo alla necessità di «cristiani autentici» che sono «al tempo stesso miti e rivoluzionari». Secondo Bassetti, la mitezza rimanda alla «sobrietà dei comportamenti ». L’essere rivoluzionari significa «andare contro lo spirito del mondo: egoistico, nichilistico, consumistico e xenofobo». Serve pertanto «uno sguardo profetico». E il porporato annuncia: «Come Chiesa italiana cerchiamo di mettere in pratica la profezia di La Pira sul Mediterraneo dando vita a un incontro con tutti i vescovi del Mediterraneo, nel nome della pace, dei poveri e del dialogo tra culture e fedi diverse». Nell’intervista l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve tiene a far sapere che in Italia «siamo ancora una Chiesa di popolo, sebbene un popolo molto più piccolo di quello di 50 anni fa» che ha sempre più bisogno di «fraternità fra laici e presbiteri ». E parla dell’«eccezionale

cambiamento d’epoca» che stiamo attraversando. Segnato anche da una «secolarizzazione» che non solo è «ideologica e laicista ma banalmente consumistica e nichilista». Anzi, ammette, si tratta di «una secolarizzazione di sopravvivenza mondana: “si salvi chi può”, “difendo prima i miei interessi” e il “mio desiderio è un diritto” potrebbero essere gli slogan». Bassetti definisce anche «in profonda crisi » la cultura dell’«umanesimo europeo». Inevitabile – insiste – che in questa situazione «il messaggio cristiano scandalizzi l’uomo moderno più che in passato. Scandalizza la sacralità della vita, la santità della famiglia e scandalizza la povertà, gli scarti della società come i clochard o i migranti ». Perciò occorre un «nuovo umanesimo» frutto anche di «un nuovo incontro con i non credenti».

Fonte: Avvenire
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