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«Il Verbo si è fatto carne» ieri, come fosse oggi.

Natale del Signore, Messa del Giorno

Parole chiave: commento al vangelo (221)
Verbum caro factum est

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
 

Ancora oggi, come sempre, la bellezza del Vangelo riempie  i nostri cuori: una bellezza che splende come la verità assoluta della semplicità. Ancora una volta ci commuove che Dio  è diventato un bambino, per poter amarlo, per avere il coraggio di amarlo, e come bambino, si mette con fiducia nelle nostre mani, e ci dice: So che il mio splendore ti spaventa, che davanti alla mia grandezza cerchi di rasserenarti, ma voglio dirti che mi manchi, e per quello vengo da te come un bambino, perché tu possa accogliermi e amarmi.

Di nuovo mi viene alla mente e al cuore quelle parole dell'evangelista, pronunciate lentamente quasi di sfuggita, che per loro non c'era posto nella pensione. Sorge in me spontaneamente la domanda su cosa accadrebbe se María e Giuseppe bussassero alla mia porta. Ci sarebbe un posto per loro? Allora la grande questione morale di ciò che accade tra noi riguardo ai rifugiati, agli emigranti, assume un significato ancora più fondamentale: abbiamo un posto per Dio quando cerca di inserirsi in noi, nella nostra vita? Abbiamo tempo e spazio per lui? Non è proprio Dio stesso che rifiutiamo? Tante volte con i nostri comportamenti diciamo che non abbiamo tempo per Dio.

Ci muoviamo con velocità, perché più efficaci sono i mezzi che ci permettono di risparmiare tempo, meno tempo abbiamo a disposizione. E Dio? Ciò che lo riguarda non sembra mai urgente. Ma è lui la realtà più importante, la nostra realtà più urgente. L'Unico che, in fondo, conta davvero, è Lui, il bambino Gesù. Lasciamoci trasportare dalla sana curiosità per guardarlo più da vicino e scoprire la grandezza del Bimbo Gesù che si è fatto uno come noi. Chiediamogli che la santa curiosità e la santa Gioia di Maria, di Giuseppe e dei pastori ci incitino a vivere più serenamente la vita che Lui stesso ci ha donato. Il mio più grande Augurio è che tu possa andare con Gioia a Betlemme, alla Betlemme del tuo cuore e dei cuori delle persone che ti stanno accanto, per dirgli, “Oggi Dio è diventato un bambino per essere accolto da te, da me, e da Noi.

Auguri di Buon Natale di Gesù.

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