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La Festa del Voto 2024

Sabato la Messa al mattino a Montenero e quella nel pomeriggio in Cattedrale

Parole chiave: festa del voto (11)
Una promessa è una promessa
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Il 27 gennaio si celebra la Festa del Voto, in ricordo di quella promessa fatta a Maria, nel 1742, per ringraziarla di aver salvato la città dal terremoto; ma oggi, nel 2024, che senso ha ricordare una promessa fatta quasi trecento anni fa? Una promessa è una promessa! E quando la si pronuncia, ieri, un mese fa o mille anni or sono, la si deve mantenere. Ma soprattutto occorre non perdere la memoria dei doni ricevuti e ripercorrendo lo sgomento dei nostri antenati, di fronte a quella calamità naturale, provare a rivivere anche la fiducia di un popolo che chiede protezione, in modo unanime, alla sua Madonna. Tutto questo è la festa del Voto, tutto questo è l'amore per Maria e Maria di Montenero in particolare, così cara ai livornesi.

La diocesi e la città si ritroveranno alle 17.30 in piazza Grande per recitare il Rosario, sotto l’immagine della Madonna posta sopra i portici, intorno alla quale i Vigili del fuoco apporranno l'omaggio floreale; successivamente in Cattedrale la Messa solenne presieduta dal Vescovo con l'offerta della cera. Al mattino alle 10.30 al Santuario di Montenero la Messa per la festa del voto sarà celebrata dal vicario generale mons. Costa. 

leggi il testo della promessa

«...Promettiamo coll’unanime consenso del clero secolare e regolare e facciamo perpetuo solenne voto in nome di tutti i presenti e futuri di questa città e popolo di Livorno e suo Capitanato vecchio, all’Onnipotente Iddio, all’Augustissima Trinità, e in onor vostro, Madre Santissima, nel suddetto ricorrente giorno 27 Gennaio, ogni anno in avvenire di digiunare il digiuno ecclesiastico, siccome d’astenerci dal far maschere, balli, sì pubblici che privati, e da qualunque sorta di carnevalesco divertimento, né ad alcuno di quelli intervenire, promettendo inoltre di presentare le nostre umili ed efficaci suppliche al nostro Real Sovrano, affinché con la sua Reale autorità siano per sempre proibiti da questa Città di Livorno li pubblici veglioni al teatro. E noi rappresentanti questo pubblico promettiamo inoltre e facciamo voto perpetuo a Dio di intervenire ed assistere ogni anno, la mattina del suddetto per noi memorabile giorno, Magistralmente ed in Corpo, in questa principal Chiesa, alla Messa Votiva che a questo effetto sarà cantata; ed a Voi, nostra grande Protettrice e Madre parzialissima, promettiamo che ci obblighiamo di farvi presentare ogni anno in perpetuo, nella Vostra Chiesa di Montenero, libre 10 di cera per mezzo di due nostri concittadini. Gradite, o Madre Santa, Madre di Grazia, Madre di Misericordia, e di consolazione questa sibben tenerissima riconoscenza di tutta questa tanto a voi diletta Città e Popolo; e poiché vi siete degnata di porgere al Divin vostro Figlio le nostre suppliche, degnatevi anche, vi supplichiamo, di presentarli li nostri sopra enunciati voti, che a lui abbiamo fatti e fate sì colla potentissima vostra intercessione, che Egli per sua bontà gli accetti e gradisca, e continuando a proteggerci, ch’egli si degni preservarci da ogni ulteriore, e successiva disgrazia, che fosse per accaderci: Amen!»

UNA CURIOSITÀ

Il canonico Leonello Barsotti nelle sue ricerche sulla storia di Livorno aveva scoperto che il Voto era stato infranto negli anni dal 1881 al 1926. Il Consiglio Comunale, infatti, in data 28 ottobre 1881, con un provvedimento «irregolare ed arbitrario» aveva deciso di non donare più le 10 libbre di cera al Santuario di Montenero, come invece si stabiliva nel testo del giuramento. Il 23 dicembre 1925, il Sindaco aveva poi riportato all’attenzione del Consiglio la promessa fatta dai livornesi molto tempo prima alla Madonna ed i membri in carica avevano votato il ripristino del dono da parte del Comune. Questo il testo finale degli atti: «La Giunta municipale, senza intendere di menomare in chiunque la libertà di pensiero, ha sentito il dovere di cancellare tale irregolarità e tale arbitrio e ha voluto ripristinare con il venturo anno 1926 l’antico e tradizionale onere votivo. Il Consiglio alla unanimità e cioè con voti 38 tutti favorevoli, dati per alzata di mano, accorda senz’altro la ratifica della deliberazione suddetta».

Una promessa è una promessa
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