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Nulla accade per caso. Devi avere il fegato di resistere agli ostacoli e superarli. Devi lottare

“Golda. Storia della donna che fondò Israele”

L’autrice e giornalista Elisabetta Fiorito ha presentato il libro

Parole chiave: golda meir (1)
Nella sala dei Bottini dell'olio
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Nell’affollata sala delle conferenze della Biblioteca del Polo Culturale dei Bottini dell’Olio (g.c), l’autrice e giornalista, cronista parlamentare a Radio 24-Il sole 24 ore, ha presentato l’ultima sua pubblicazione su una protagonista emblematica della storia d’Israele sulla quale controversi sono i giudizi. Alcuni infatti, hanno espressioni di affetto, altri di critiche roventi, ma rimane pur sempre una figura leggendaria e iconica in quanto unica donna fino ad ora ad aver guidato lo Stato d’Israele, segnandone per sempre, con la sua forte personalità e le sue scelte politiche, l’identità e il destino. Golda Meir, nata Golda Mabovič a Kiev in Ucraina il 3 maggio 1898, da una famiglia modesta, già nella prima infanzia è testimone di episodi di antisemitismo che caratterizzavano la vita della comunità ebraica russa, i cosiddetti pogrom.

L'aver sperimentato sulla sua pelle il razzismo e la persecuzione influenzerà in futuro le sue scelte politiche nella lunga militanza prima e dopo la nascita di Israele e dovette confrontarsi con un mondo quasi totalmente maschile. I rappresentanti erano uomini coriacei come il padre della patria, David Ben Gurion o di giovani allora emergenti come Shimon Peres. Ma anche in quello personale, dove il lato femminile non divenne mai accondiscendente con lo stereotipo imposto dal maschilismo dominante. Golda, pur non rinunciando mai al suo essere donna, non si fece dettare nè tempi nè mode ma seguì i suoi. Spesso le riunioni di governo, anche le più drammatiche, si svolgevano nel salotto della modesta casa che occupava dove personalmente offriva tè e pasticcini. La giornalista Fioriti racconta un episodio emblematico: quando Golda accolse Henry Kissinger, potente segretario di stato Usa che voleva sminare la devastante controffensiva israeliana dopo l'attacco siro-egiziano nella Guerra di Kippur, essa lo intrattenne a pranzo con un pesante pasto dell'est Europa. E fece capire al riluttante e salutista politico americano che ad averlo preparato era stata una sopravvissuta alla Shoah. Avrebbe accettato Kissinger, ebreo scappato dalla Germania nazista negli anni '30, che Israele si sarebbe dovuto fermare davanti alle armate del Cairo e di Damasco senza più i rifornimenti Usa, esponendo di nuovo la cuoca in 'Eretz Israel' (La terra di Israele) a ciò che aveva passato durante la Shoah?

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E non a caso la Fioriti, indica come frase più importante dell'unico, finora, premier donna di Israele quella, spesso citata, che dice: "Nulla accade per caso. Devi avere il fegato di resistere agli ostacoli e superarli. Devi lottare". In queste parole c'è quasi tutto di Golda. Questo libro è ricco di informazioni accurate per coloro che vogliono capire questa donna straordinaria. Anche quando fu accusata di non aver saputo prevenire o capire, nonostante alcuni chiari avvisi, le intenzioni dell'Egitto e della Siria che attaccarono Israele nel giorno di Kippur. La determinazione di Golda non si fece tuttavia scalfire: vinse il conflitto con lo stesso pugno di ferro con cui aveva imposto la reazione della squadra speciale del Mossad, incaricata di regolare i conti con i dirigenti palestinesi responsabili della strage degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972. La Commissione Agranat, istituita per chiarire le responsabilità della Guerra di Kippur, la prosciolse incolpando invece i vertici militari. Ma il destino politico di Golda era segnato: essa lasciò il potere nel 1974 per spegnersi, oramai malata da tempo di leucemia, a Gerusalemme l'8 dicembre del 1978.

Elisabetta Fioriti, intervistata dal Dottor Gadi Polacco consigliere dell’Amicizia Ebraico Cristiana di Livorno e dall’avvocato Celeste Vichi, Presidente dell’Associazione Italia Israele, incalzata anche dalle numerose domande del pubblico, ha ripercorso alcune tappe particolari con un’attenzione anche ai rapporti con l’Italia, all’incontro con Aldo Moro e all’amicizia con Pietro Nenni.

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L’incontro organizzato anche con la collaborazione della Comunità Ebraica di Livorno, dell’AdeiWizo e dell’Associazione Benè Berith, Isidoro Kahn, è stato introdotto dal Presidente della Comunità Ebraica dottor Vittorio Mosseri e ha rivolto il saluto di benvenuto ai presenti, l’Assessore alla Cultura del Comune di Livorno Simone Lenzi, esprimendo la soddisfazione che questo libro venisse presentato in un luogo di alta cultura quale la sala delle conferenze della Biblioteca labronica. Infine ha detto: “Siamo a Livorno, città fondata da ebrei e dove gli ebrei hanno fatto l’Aliyah, prima di andare nel secolo scorso in Israele”.

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