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Cristiani e musulmani: estinguere il fuoco della guerra e accendere la candela della pace

Il Messaggio per il mese di Ramadan e la festa di ‘Id al-Fitr

Parole chiave: musulmani (3), ramadan (3)
A cura del Dicastero per il dialogo interreligioso

Il Dicastero per il Dialogo Interreligioso ha inviato alla Segreteria Generale il Messaggio, indirizzato ai musulmani, per il mese di Ramadan e la festa di ‘Id al-Fitr, con preghiera di favorirne la diffusione.

Cari fratelli e sorelle musulmani,
Ancora una volta vi salutiamo in occasione del mese del Ramadan con un messaggio di vicinanza e di amicizia, consapevoli dell’importanza di questo periodo per il vostro cammino spirituale e per la vostra vita famigliare e sociale, che abbraccia anche i vostri amici e vicini cristiani.
Siamo lieti di sapere che il nostro Messaggio annuale per il Ramadan è un mezzo importante per rafforzare e costruire buone relazioni tra cristiani e musulmani, grazie alla sua diffusione attraverso i media tradizionali e moderni, in particolare i social media. Per questo motivo sarebbe utile far conoscere meglio questo Messaggio ad entrambe le comunità.

Avremmo voluto condividere con voi alcune considerazioni su un tema diverso da quello che abbiamo scelto di affrontare, ma il numero crescente di conflitti in questi giorni, che vanno dai combattimenti militari agli scontri armati di varia intensità che coinvolgono Stati, organizzazioni criminali, bande armate e civili, è diventato davvero allarmante. Papa Francesco ha recentemente osservato che questo aumento delle ostilità sta di fatto trasformando “una terza guerra mondiale combattuta a pezzi” in “un vero conflitto globale”.
Le cause di questi conflitti sono molteplici, alcune di lunga data, altre più recenti. Insieme al perenne desiderio umano di dominio, alle ambizioni geopolitiche e agli interessi economici, una delle cause principali è sicuramente la continua produzione e il commercio di armi. Anche se una parte della nostra famiglia umana soffre gravemente gli effetti devastanti dell’uso di queste armi in guerra, altri si rallegrano cinicamente del grande profitto economico derivante da questo commercio immorale. Papa Francesco ha descritto questo come intingere un boccone di pane nel sangue del nostro fratello.
Allo stesso tempo, possiamo essere grati di possedere anche immense risorse umane e religiose per promuovere la pace. Il desiderio di pace e di sicurezza è profondamente radicato nell’animo di ogni persona di buona volontà, poiché nessuno può non vedere gli effetti tragici della guerra nella perdita di vite umane, nel bilancio di gravi ferite e nella moltitudine di orfani e vedove. La distruzione delle infrastrutture e delle proprietà rende la vita irrimediabilmente difficile, se non impossibile. A volte centinaia di migliaia di persone sono sfollate nel proprio paese o costrette a fuggire in altri paesi come rifugiati. Di conseguenza, la condanna e il rifiuto della guerra dovrebbero essere inequivocabili: ogni guerra è fratricida, inutile, insensata e oscura. In guerra perdono tutti. Ancora una volta, nelle parole di Papa Francesco: “Nessuna guerra è santa, solo la pace è santa”.

Tutte le religioni, ciascuna a modo suo, considerano la vita umana sacra e quindi degna di rispetto e protezione. Fortunatamente, gli Stati che consentono e praticano la pena capitale diventano ogni anno sempre meno. Un risvegliato senso del rispetto per questa fondamentale dignità del dono della vita contribuirà alla convinzione che la guerra deve essere rifiutata e la pace custodita.
Pur con le loro differenze, le religioni riconoscono l’esistenza e l’importante ruolo della coscienza. Formare le coscienze al rispetto del valore assoluto della vita di ogni persona e del suo diritto all’integrità fisica, alla sicurezza e ad una vita dignitosa contribuirà parimenti alla condanna e al rifiuto della guerra, di ogni guerra e di tutte le guerre.
Guardiamo all’Onnipotente come al Dio della pace, fonte della pace, che ama in modo speciale tutti coloro che dedicano la propria vita al servizio della pace. Come tante cose, la pace è un dono divino ma, allo stesso tempo, il frutto degli sforzi umani, soprattutto nel preparare le condizioni necessarie alla sua instaurazione e conservazione.

Come credenti, noi siamo anche testimoni della speranza, come abbiamo ricordato nel nostro Messaggio per il Ramadan del 2021: “Cristiani e musulmani: testimoni della speranza”. La speranza può essere simboleggiata da una candela, la cui luce irradia sicurezza e gioia, mentre il fuoco, incontrollato, può portare alla distruzione della fauna e della flora, delle infrastrutture e alla perdita di vite umane.
Cari fratelli e sorelle musulmani, uniamoci per spegnere il fuoco dell’odio, della violenza e della guerra, e accendiamo invece la dolce candela della pace, attingendo alle risorse per la pace che sono presenti nelle nostre ricche tradizioni umane e religiose.
Possano il vostro digiuno, le altre pie pratiche durante il Ramadan e la celebrazione di ‘Id al-Fitr che lo conclude, portarvi abbondanti frutti di pace, speranza e gioia.

Dal Vaticano, 11 marzo 2024

Miguel Ángel Cardinal Ayuso Guixot, MCCJ
Prefetto
Mons. Indunil Kodithuwakku Janakaratne Kankanamalage
Segretario

foto (Avvenire)

Fonte: Comunicato stampa
A cura del Dicastero per il dialogo interreligioso
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