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Don Giussani, l’incontro con Cristo che cambia la vita

Ciò di cui tutto è fatto è diventato uno di noi

La Messa nell'anniversario della morte

Il Vescovo Simone ha celebrato, presso la Chiesa della Santissima Trinità, la Messa per il 19° anniversario della salita al Cielo del Servo di Dio don Luigi Giussani fondatore di Comunione e Liberazione, per il 42° riconoscimento pontificio della Fraternità e per i 70 anni della nascita del Movimento di CL.

L’intenzione delle Messe che si celebrano in questa occasione in Italia e nel mondo è la seguenteGrati per il dono del carisma donato dallo Spirito Santo a don Giussani, desideriamo servire con tutte le nostre energie la Chiesa e i suoi pastori, certi che solo nella sequela quotidiana a Cristo e al Suo Vicario è possibile vivere la vera unità tra noi e servire il bene degli uomini del nostro tempo. Maria Regina della pace guidi il cammino di tutto il movimento e interceda per la pace nel mondo.

Davide Prosperi (presidente della Fraternità di CL) ha affermato:
Consapevoli del compito che ci è affidato per contribuire alla costruzione della Chiesa e per l’annuncio al mondo della speranza che Cristo è per la vita di ogni uomo, desideriamo far memoria di don Giussani - e della storia generata dalla sua amicizia con coloro che l’hanno seguito - tenendo lo sguardo fisso sulle parole che Papa Francesco mi ha rivolto nella lettera inviata al movimento in occasione di queste ricorrenze: «Ho particolarmente a cuore di raccomandare a Lei e a tutti gli aderenti di avere cura dell’unità tra voi: essa sola, infatti, nella sequela ai pastori della Chiesa potrà essere nel tempo custode della fecondità del carisma che lo Spirito Santo ha donato a don Giussani: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”».

Monsignor Simone ha sottolineato che don Giussani legava molto le scritture all’oggi, attualizzava la verità evangelica nell’attualità di ciascuno di noi. In don Giussani il Vangelo deve farsi evento, storia, deve incidere. Non può esserci un cristianesimo, intellettualistico, legalistico, formalistico, ma deve diventare vita della mia vita.  Quando il Vescovo Simone ha incontrato, sentito don Giussani, lo ha sempre colpito l’incarnazione che egli aveva delle Sacre scritture. L’incontro con il Vangelo che segnava la tua vita, un evento, in una esperienza, un coinvolgimento pieno, non una parte di te. Tutta la persona doveva essere afferrata dall’incontro con Cristo. Un’esperienza, come direbbe Padre Magrassi, che ti prende il cuore e la testa e ti cambia la vita. Monsignor Simone nell’omelia ha riproposto la seguente frase di Giussani: «Ciò di cui tutto è fatto è diventato uno di noi. Allora uno che lo incontra dovrebbe girare il mondo e gridarlo a tutti. Ma uno può girare il mondo gridandolo a tutti stando nel luogo in cui Cristo lo ha collocato». In Giussani è molto forte la dimensione della vocazione. L’adesione alla vocazione, la scoperta del proprio posto nel mondo, coincide con la propria realizzazione ed è, nello stesso tempo, la testimonianza più grande resa a Dio: gloria. Dei vivens homo, la gloria di Dio è l’uomo realizzato.

Al cuore di tutto c’è l’incontro con Cristo, «questo evento fondamentale della tua vita a cui tornare continuamente e a cui essere fedeli per tutta la vita, mi hai incontrato, ti ho incontrato, ti amo, ti seguo».

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