Diocesi
stampa

Siamo fatti da Lui e per Lui

VI Domenica di Pasqua

Parole chiave: commento al vangelo (220)
Estraneo o di casa?

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI 14,23-29In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».Estraneo o di casa? Stiamo parlando di Cristo. Siamo proprio convinti che Gesù sia davvero, nella nostra vita, “uno di casa” o forse meglio “casa nostra”? Nel Vangelo di questa domenica Gesù, annunciando il suo passaggio al Padre, promette il dono dello Spirito Santo, il Paraclito, ovvero il Consolatore. “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. In noi abita il mistero di Dio. È un’affermazione forte, quella di Cristo, eppure contiene tutto il messaggio cristiano. Il Dio di Gesù Cristo è la nostra casa. Siamo fatti da Lui e per Lui. La nostra misera esistenza è abitata, per grazia e non certamente per particolari meriti, dalla comunione di amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. “Dio si è fatto come noi, per farci come lui” dice un famoso canto popolare nel quanto è contenuta una verità di fede. Quante volte, invece, ci allontaniamo da Dio, sentendolo un estraneo o vivendo come se Lui non ci fosse, cercando una felicità momentanea che dà il mondo, rinunciando alla gioia che dona Cristo. “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”. La pace che dona Cristo non è la costituzione di un ordine esterno, bensì è il sapere che l’amore di Cristo abiti in noi. La pace, per il cristiano è primariamente una condizione interiore; essere amati e pacificati da Dio. Da questa condizione interiore nasce anche un nuovo ordine esterno che il cristiano è chiamato a costruire. I discepoli di Gesù sono chiamati ad anticipare, qui in terra quell’ordine nuovo di giustizia che poi sarà definitivamente realizzato da Cristo alla fine dei tempi. Da cosa nascono i conflitti? - si domanda san Giacomo nella sua lettera – dalle passioni che vi fanno guerra dentro e che esplodono all’esterno della vostra vita.Quando la nostra vita è abitata da Dio e dal suo amore, noi siamo in pace con noi stessi e siamo capaci di affrontarla “in piedi” e con gioia, anche se ci sarà una croce da portare, perché la felicità che dà questo mondo è passeggera, la gioia che dona Cristo è eterna.

Estraneo o di casa?
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento