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Studentessa cristiana lapidata a morte

Accusata di un post offensivo contro Maometto su una chat di gruppo

Un video che documenta la morte

L’orrore, il fanatismo e la follia omicida. Se il sequestro dei sacerdoti in Nigeria appare come una sequenza di violenze collegate alle estorsioni da parte di gruppi criminali, quello avvenuto a Sokoto, Stato della fascia islamica nord-occidentale della Nigeria, sembra invece terribilmente legato all’intolleranza di alcuni nei confronti delle minoranze. Deborah Samuel, studentessa cristiana di economia, è stata lapidata e bruciata dai compagni musulmani che l’hanno accusata di blasfemia. Sui social media un video testimonia crudelmente la terribile morte a cui è andata incontro la ragazza, confermando la dinamica dei fatti riferita dalla polizia di Sokoto. Stato dove oltre al diritto penale vige da oltre vent’anni la sharia, come in altri 11 a prevalenza islamica nel Nord della federazione nigeria.Secondo testimonianze e informazioni pubblicate dai media, uno studente che si è presentato con il nome di «Babangida» ha accusato pubblicamente la studentessa di aver postato «un commento offensivo sul profeta Maometto sulla chat WhatsApp di un gruppo studentesco, che tutti hanno visto». Propalando la voce che si trattassedi «un insulto provato», decine di ragazzi musulmani del Shehu Shagari College of Education hanno dato la caccia alla giovane. «Gli studenti l’hanno trascinata di forza dalla stanza dov’era stata messa in sicurezza dai responsabili della scuola: l’hanno uccisa con la lapidazione prima di appiccare il fuoco all’edificio » ha rivelato Sanusi Abubakar, portavoce della polizia di Sokoto. La stessa fonte ha annunciato l’arresto di due studenti, assicurando che tutti i sospetti identificati nel video saranno arrestati. È stata ordinata la chiusura immediata della scuola e il governatore di Sokoto, Aminu Tambuwal, ha contatato la famiglia della vittima. Il delitto è stato condannato con forza dai leader religiosi musulmani e cristiani di tutta la Nigeria. La massima autorità islamica, il sultano di Sokoto Sàad Abubakar, ha deplorato una «violenza ingiustificata», chiedendo alle autorità di assicurare i colpevoli alla giustizia. Il vescovo di Sokoto, monsignor Mathew Hassan Kukah, ha lanciato un appello alla calma, sollecitando giustizia per un «atto criminale, disumano e non motivato religiosamente».

Fonte: Avvenire
Un video che documenta la morte
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