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Dieci passi per investire su famiglia e figli

La proposta del Centro per la salute del bambino

Parole chiave: infanzia (2), famiglia (40), Centro per la salute del bambino (1)
Per costruire un Piano nazionale per l’infanzia e l’adolescenza

Investire su infanzia e adolescenza per una società più prospera, più giusta e più coesa, orientando le politiche e gli investimenti nei diversi settori (salute, educazione, protezione sociale, cultura) affinché si creino, sia a livello centrale che locale dei sistemi integrati in grado di supportare le famiglie nel loro ruolo fondamentale di crescere dei bambini e degli adolescenti competenti. A questi obiettivi puntano i “Dieci passi per investire nell’infanzia e nell’adolescenza”, proposti dal Centro per la salute del bambino, di cui è presidente Giorgio Tamburlini. Il “Decalogo” del Csb tocca temi decisivi come l’integrazione dei servizi all’infanzia e alla famiglia, anche attraverso la definizione di «un Piano nazionale per l’infanzia e l’adolescenza» che, appunto, «integri gli interventi dei diversi settori a livello nazionale come locale».

Il primo dei “Dieci passi” pensati dal Centro per la salute del bambino è “Iniziare presto”, perché la salute dei più piccoli si tutela anche «prima della nascita, utilizzando la potenzialità dei servizi di salute, pre, peri e postnatali, per garantire un contatto universale e precoce con le famiglie e avviare con loro un dialogo sullo sviluppo del bambino», spiega Tamburlini. «Occorre iniziare presto – riprende il presidente del Csb – perché una buona parte dei presupposti delle competenze cognitive e socio- relazionali si creano nei primissimi periodi della vita e l’ambiente familiare gioca un ruolo fondamentale in questo, ancor prima che entrino in gioco i servizi educativi, l’accesso ai quali peraltro è limitato a un bambino su 4 su scala nazionale con grandi disparità geografiche».

Nei riguardi delle famiglie, insomma, il compito dello Stato non si esaurisce nel riconoscere un, pur importante, Assegno unico per i figli, ma deve necessariamente comprendere anche lapromozione della genitorialità. «Sostenere i genitori, sia negli aspetti materiali (reddito, lavoro, conciliazione, congedi), sia nelle loro conoscenze e competenze genitoriali», è, allora, il secondo dei Dieci passi proposti dal Csb. Con una particolare attenzione al «coinvolgimento dei padri nella maturazione del ruolo genitoriale e nell’accudimento del bambino fin dalla nascita». Un lavoro «fondamentale per i suoi effetti sullo sviluppo delbambino, sul senso di efficacia paterno, sulla cogenitorialità e sul supporto al ruolo materno», spiega Tamburlini.

Il “terzo passo” del “Decalogo” del Csb riguarda, invece, i servizi per la prima infanzia, nella fascia 0-6 anni. Un’offerta, si legge nel documento del Centro, da «completare con attività strutturate per genitori e bambini in compresenza e con strategie proattive di contatto e coinvolgimento di tutte le famiglie». Per questa specifica fascia di età, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede risorse importanti, 4,6 miliardi di euro per realizzare circa 228mila nuovi posti negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia. Quota che, però, osserva Tamburlini, «non è assolutamente sufficiente a raggiungere nemmeno l’obiettivo minimo del 33% di copertura su tutto il territorio nazionale, cioè in ciascuna regione e non in media».

Per iniziare, comunque, a colmare i divari sia territoriali che sociali tra le famiglie, il Decalogo del Csb, al “passo numero 4”, chiede allora di «dare priorità alle periferie, alle famiglie e alle comunità in condizioni di svantaggio socioculturale e quindi a rischio di povertà educativa». L’ambiente familiare, ricorda Tamburlini, «è fortemente influenzato da fattori economici, sociali e culturali» e variabili come il reddito, l’occupazione e istruzione dei genitori e le culture di appartenenza, «condizionano » il contesto di vita delle famiglie, contribuendo «a determinare molto precocemente diseguaglianze nello sviluppo». Da qui, l’importanza del “passo numero 5”: «Investire sulla scuola e sulle attività educative, nel contesto concettuale e pratico delle comunità educanti, a partire dalla nascita». Nemmeno le risorse del Pnrr, ricorda ancora Tamburlini, basteranno, però, a colmare i divari territoriali che vedono solo una «ristretta minoranza» di famiglie beneficiare dei servizi educativi per la prima infanzia, che escludono 3 bambini su 4 con una drammatica sperequazione tra Nord e Sud. «Quand’anche le risorse fossero sufficienti ad assicurare, in tempi ragionevoli, un accesso molto ampio al nido – si legge nel documento “Una buona partenza nelle vita, per tutti” elaborato dall’Alleanza per l’infanzia, sintetizzato nel Decalogo del Csb – questo non basterebbe a prevenire le diseguaglianze e le esposizioni ad ambienti sfavorevoli, che hanno origine ben prima dell’accesso al nido, e che vanno contrastate attraverso un supporto non solo alle risorse materiali ma anche alle conoscenze e alle competenze dei genitori, alla loro capacità di “investire” nei propri figli attraverso quel complesso di relazioni e pratiche di routine che costituiscono quello che viene definito come ambiente di apprendimento familiare».

Naturale conseguenza di questo assunto è il “passo 6” del Decalogo: promuovere le buone pratiche genitoriali. Esse, si legge nel documento del Csb, «nutrono la mente e la relazione e si prendono cura dell’ambiente».

Gli ultimi quattro punti riguardano, infine, la definizione di una «strategia complessiva per la salute mentale di infanzia e adolescenza » (“passo 7”), il sostegno alla «formazione multi professionale » degli operatori dei servizi dedicati all’infanzia e all’adolescenza (“passo 8”), il coordinamento delle azioni dei diversi settori «anche in termini di equità distributiva » sul territorio (“passo 9”), per «assicurare anche tramite un’autorità/agenzia governativa – si legge nel “passo 10” –, coerenza e implementazione dei diversi piani e programmi nazionali su infanzia e adolescenza, meccanismi di finanziamento che garantiscano continuità nel tempo, evitando la frammentazione progettuale, e sostegno tecnico-amministrativo agli enti locali per il pieno utilizzo dei fondi europei e nazionali». Che devono guardare, in prima istanza, ai giovani. «E se loro staranno meglio – conclude Tamburlini – non c’è dubbio che nascerà qualche bambino in più».

Fonte: Avvenire
Per costruire un Piano nazionale per l’infanzia e l’adolescenza
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