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La digitalizzazione del lavoro

Trasformare una decisione europea in leggi e norme concrete valide ed eque

Parole chiave: digitalizzazione lavoro (1)
Necessaria una regolamentazione ad hoc

La digitalizzazione sta cambiando, sotto i nostri occhi, profondamente il mondo del lavoro come lo abbiamo conosciuto fino a ieri, migliorando, sicuramente, la produttività e aumentando la flessibilità ma, allo stesso tempo,comporta parimenti anche alcuni grossi rischi per l'occupazione e le condizioni di lavoro specialmente per le fasce più deboli di lavoratori.
Le nuove tecnologie basate su algoritmi, compresi i sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati, hanno consentito, ad esempio, la nascita e la crescita delle piattaforme di lavoro digitali.
Queste nuove forme di interazione digitale e le nuove tecnologie nel mondo del lavoro se ben regolamentate, e attuate, possono, quindi, almeno sul piano teorico, creare opportunità di accesso a posti di lavoro dignitosi e di qualità per le persone che tradizionalmente non disponevano di tale accesso.
Tuttavia, se non regolamentate o mal disciplinate, possono anche dar luogo a una sorveglianza mediante la tecnologia, accrescere gli squilibri di potere e l'opacità del processo decisionale, nonché comportare rischi per condizioni di lavoro dignitose, salute e sicurezza sul lavoro, parità di trattamento e diritto alla riservatezza.
Nello specifico il lavoro mediante piattaforme digitali è svolto da persone fisiche tramite l'infrastruttura digitale delle piattaforme di lavoro digitali che forniscono un servizio ai propri clienti.
Queste interessano una vasta gamma di ambiti e sono caratterizzate da un alto livello di eterogeneità in termini di tipi di piattaforme di lavoro digitali, settori interessati e attività svolte, nonché di profili delle persone che svolgono un lavoro mediante piattaforme digitali anche se, probabilmente, il primo pensiero va a quelle “app” che ci permettono, con un click, di avere una pizza o del sushi a casa in pochi minuti senza alzarsi dal divano.
Attraverso gli algoritmi, le piattaforme di lavoro digitali organizzano, in misura minore o maggiore a seconda del loro modello di business, l'esecuzione del lavoro, la sua retribuzione e il rapporto tra i clienti e le persone che svolgono il lavoro.
Molte delle piattaforme di lavoro digitali esistenti sono poi imprese internazionali che sviluppano le loro attività e i loro modelli di business in diversi Stati membri o a livello transfrontaliero.
In questo quadro, nei giorni scorsi, il Consiglio Europeo per l’occupazione, a politica sociale, la salute e i consumatori (a cui partecipano i ministri competenti dei 27 stati membri) ha approvato in via definitiva la direttiva sul miglioramento delle condizioni di lavoro tramite piattaforme digitali su sui si lavorava, ahimè, da oltre 2 anni
L’esecutivo sottolinea come il testo approvato  lasci la libertà, a livello nazionale, di declinare i princìpi della direttiva nel nostro sistema, mantenendo le giuste  tutele per i lavoratori indipendentemente dal loro status, senza penalizzare le imprese.
Si ritiene, insomma, che sia raggiunto un buon punto d’equilibrio e una soluzione europea condivisa in risposta alle sfide di un mondo in continua evoluzione.
I prossimi mesi saranno, insomma, quelli che impegneranno tutti gli attori coinvolti nel trasformare una “buona” decisione europea in leggi e norme concrete valide ed eque, nella vita concreta, per lavoratori e imprese del nostro paese,
La costruzione di un’Europa sociale e che piace ai suoi cittadini (a giugno si vota per il nuovo parlamento europeo) passa anche dalla capacità “italiana” di trasformare le scelte fatte a Bruxelles in buoni compromessi nella vita delle nostre città.

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