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Corridoi umanitari, arrivati 22 profughi afgani

Continua l’attuazione del protocollo di intesa tra Cei e Governo per l’arrivo sicuro in Italia di rifugiati e persone vulnerabili in fuga dalla guerra

Parole chiave: migranti (50), corridoi umanitari (6)
Migranti

È arrivato il 1 agosto all’aeroporto di Fiumicino (Roma), con un volo di linea dal Pakistan, un gruppo di 22 profughi afgani, grazie al programma dei “corridoi umanitari” realizzati da Caritas Italiana per conto della Conferenza episcopale italiana.

Il gruppo (ci sono anche 5 minori), sarà ospitato nelle diocesi di Fiesole, Belluno-Feltre, Vigevano, Cremona e Novara. «In quest’ultima in particolare – spiega Oliviero Forti, responsabile delle Politiche migratorie e Protezione internazionale di Caritas Italiana - saranno accolte quattro giovani sorelle, di cui tre maggiorenni, per le quali è già previsto l’inserimento in un percorso lavorativo in collaborazione con la sede locale di una nota azienda di alta moda».
Si tratta di nuclei familiari e di persone singole, alcune delle quali si ricongiungeranno in Italia con parenti che vivono già da tempo nel nostro Paese, che si aggiungono ai circa 200 già arrivati nell’ambito dell’ultimo protocollo stipulato con il governo italiano per un totale di 300 rifugiati afgani che si trovano in Paesi di transito, come il Pakistan e la Turchia. In quei Paesi è possibile contare sull’appoggio di partner attivi in loco e della Chiesa locale per tutta una serie di iniziative logistiche e organizzative necessarie alla realizzazione di tutte le attività previste.
«Lo strumento dei “corridoi umanitari – ricorda don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana -, interamente finanziato dalla Cei e realizzato in coordinamento con le Diocesi italiane, ha permesso fino ad oggi la fuoriuscita da contesti di guerra e di grave violazione dei diritti umani a richiedenti asilo, rifugiati e persone vulnerabili che altrimenti non avrebbero mai potuto raggiungere in sicurezza il territorio europeo». A essi si sono poi aggiunti più di recente i “corridoi universitari” – che danno il supporto necessario a completare gli studi e a favorire l’integrazione dei giovani rifugiati nella vita universitaria – e i “corridoi lavorativi”, nati con l’obiettivo è di trasferire in Italia un certo numero di beneficiari individuati in Paesi terzi sulla base dei criteri previsti dai protocolli nazionali siglati con il governo italiano, puntando sulla valorizzazione delle competenze professionali che permettono di poter essere inseriti in modo efficace nel mondo del lavoro presso aziende operanti in Italia.

Dall’inizio del programma dei Corridoi umanitari ad oggi sono state accolte dalla Chiesa in Italia 1.146 persone (di cui 400 minori), provenienti prevalentemente da Eritrea, Somalia, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Sudan, Siria, Iraq, Afghanistan, Yemen.
Un ulteriore protocollo, appena firmato con i ministeri competenti, è incentrato nuovamente sull’Africa e sulla Giordania. Si tratta infatti di Paesi che continuano ad avere un grande bisogno di essere sostenuti nel gestire in modo rispettoso dei diritti umani i flussi migratori. «Un progetto, quello dei corridoi umanitari, che non è risolutivo di una questione complessa come quella delle migrazioni, che richiede politiche lungimiranti a livello nazionale e globale, ma che vuole essere segno di un’attenzione della Chiesa italiana, di un impegno all’accoglienza, alla protezione e all’integrazione che non viene meno e della necessità che tutti, ognuno a seconda delle sue responsabilità, facciano la propria parte», conclude don Pagniello.

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/corridoi-umanitari-odierni

Fonte: Avvenire
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