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DDL Zan

«Omofobia, non serve una legge»

Parole chiave: ddl zan (13)
Le riserve della Cei, con la richiesta di un dialogo vero

Leggendo le preoccupate valutazioni della Santa Sede, chi ha seguito il dibattito sul ddl Zan ha ritrovato gli argomenti espressi un anno fa dalla Conferenza episcopale italiana. Il 10 giugno 2020 la Presidenza Cei diffuse una nota – «Omofobia, non serve una legge» – nella quale rilevava che «un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pen- sare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso». Dunque «crediamo fermamente che, oltre ad applicare in maniera oculata le disposizioni già in vigore, si debba innanzitutto promuovere l’impegno educativo nella direzione di una seria prevenzione, che contribuisca a scongiurare e contrastare ogni offesa alla persona. Su questo non servono polemiche o scomuniche reciproche, ma disponibilità a un confronto autentico e intellettualmente onesto». Passato quasi un anno, la Presidenza Cei è tornata a esprimere le sue preoccupazioni con una seconda nota – «Troppi i dubbi: serve un dialogo aperto e non pregiudiziale », 28 aprile – in cui rileva come «una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna». «Sentiamo il dovere – aggiungono i vescovi – di riaffermare serenamente la singolarità e l’unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna, e riconosciamo anche di doverci lasciar guidare ancora dalla Sacra Scrittura, dalle Scienze umane e dalla vita concreta di ogni persona per discernere sempre meglio la volontà di Dio». La nota ricorda che «in questi mesi sono affiorati diversi dubbi sul testo del ddl Zan in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere, condivisi da persone di diversi orizzonti politici e culturali. È necessario che un testo così importante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisca ambiguità interpretative », concludendo con l’auspicio che «si possa sviluppare nelle sedi proprie un dialogo aperto e non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire alla edificazione di una società più giusta e solidale». (F.O.)

Fonte: Avvenire
Le riserve della Cei, con la richiesta di un dialogo vero
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