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Don Alberione, aiutò la Chiesa a usare i nuovi mezzi di comunicazione

Il "nostro" Pino Caliendo in udienza dal Papa

Parole chiave: giacomo alberione (3), paoline (7)
L'anniversario delle Paoline

Il 26 Novembre la Famiglia Paolina ricorda il 50° della salita al cielo del Beato don Giacomo Alberione. Tra le varie iniziative, il 25 Novembre alle 12, il Santo Padre Papa Francesco ha concesso l'udienza nella Sala Clementina ai Governi Generali della Famiglia Paolina e ad alcuni membri che ne fanno parte. Tra questi ci sarà anche Pino Caliendo, che gestisce la libreria Paoline in via Indipendenza a Livorno. Vicini a Pino per l'emozione di questo incontro con il Pontefice, ricordiamo la figura di don Alberione con questo articolo di Fernanda di Monte pubblicato sul quotidiano Avvenire.

L’esodo di don Giacomo Alberione alla casa del Padre avvenne alle soglie dei tragici anni 70, gli anni di “Evangelizzazione e sacramenti” di “Evangelizzazione e promozione umana”; gli anni in cui la Chiesa, nel suo decollo verso il 2000, avverte quanto fragile e precaria è la condizione umana, e come per fondare e radicare la speranza sia necessaria la sovrabbondante ricchezza della divina misericordia.

Fu quella l’ultima tappa di un laborioso e incessante cammino nel Cristo via, verità e vita. Lasciò questo mondo sapendo che tutto confluiva in un solo mare… «Considerando la piccola Famiglia Paolina – scriveva nella sua autobiografia – si potrebbe paragonarla a un corso d’acqua, che mentre procede si ingrossa, per la pioggia, per lo sgelo dei ghiacciai, per varie e piccole sorgenti. Le acque così raccolte e incanalate per la irrigazione di fertili pianure e produzione di energia, calore e luce, attendono che di nuovo i canali si riuniscano nel mare di una felicità eterna in Dio».

Definizione profonda delle realtà carismatiche nate da «questo inesausto sognatore ai piedi del tabernacolo», come lo definì mons. Luciano Gherardi, liturgista e poeta bolognese. Di lì, dal tabernacolo, è scaturita la sua opera di patriarca e di uomo dell’era tecnologica. Come patriarca, restò il contadino del suo estremo lembo di Piemonte, come uomo dell’era tecnologica avanzata, fu per nulla provinciale, diplomatico e audace, proteso verso un sempre nuovo domani. Questo piccolo, esile cuneese fu perennemente incalzato come Abramo, dalla volontà del Dio degli eserciti, che non aveva provocato ma “piuttosto assecondato e quasi subìto”.

E così implicitamente rivela a sé stesso e a noi il punto più alto dell’esperienza del mistero: “Il pati Deum”, il subire Dio. Un’ora prima della morte, avvenuta il 26 novembre 1971, Paolo VI, scrisse nel registro aperto sulla scrivania di don Alberione: «In nomine Domini. Paulus Papa VI». Si può dire che fosse il passaporto per la Patria del cielo. Era il riconoscimento che papa Montini, amico ed estimatore del sacerdote Alberione, dava di lui e della sua opera. Tanto che alcuni anni prima, il 26 aprile 1969, in una udienza alla sua Famiglia, papa Paolo, descrive don Alberione con parole che segneranno per sempre, i suoi figli e figlie sparse nel mondo intero.

continua https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/don-giacomo-alberione-mass-media-fondatore-famiglia-paolina

Fonte: Avvenire
L'anniversario delle Paoline
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