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Il Digital Service Act

Le piattaforme del web dovranno regolamentare i propri contenuti contro i linguaggi d’odio e rendere trasparenti le scelte di moderazione

Parole chiave: weca (90)
L’Europa impone ai social un’alternativa agli algoritmi nel mostrare i contenuti

«Rendere ciò che è illegale offline illegale anche online nell’Unione Europea». È questo lo spirito del Digital Service Act, entrato ufficialmente in vigore venerdì 25 agosto, voluto per obbligare le piattaforme del web a regolamentare i propri contenuti contro i linguaggi d’odio e a rendere trasparenti le scelte di moderazione.

Il regolamento europeo, approvato il 19 ottobre 2022, si applica ora per 19 piattaforme e motori di ricerca, come Facebook, Instagram, Snapchat, TikTok, Twitter X, LinkedIn, Pinterest, YouTube, Booking.com, Amazon, Zalando, Google Shopping, Alibaba, AliExpress, Apple App Store e Google Play, Google Maps e Wikipedia, infine Google e Bing di Microsoft per i motori di ricerca. Il Digital Service Act varrà però per tutti a partire dal 17 febbraio 2024.

Tra i capisaldi del nuovo regolamento c’è la possibilità di bypassare gli algoritmi che, soprattutto sui social, consigliano certi contenuti piuttosto che altri in base al profilo e alle abitudini del singolo utente. Non solo si vuole garantire a tutti la possibilità di consultare questi database con la possibilità di scegliere un approccio più neutro, ma si vuole contrastare uno dei fenomeni più squisitamente tipici del web 2.0: la creazione di “bolle” e camere dell’eco nei quali la ripetizione ossessiva di contenuti di un determinato allineamento produce una radicalizzazione ed estremizzazione.

Il Digital Service Act riguarda poi la moderazione dei contenuti: non solo dovrà essere più semplice segnalare post, articoli o immagini che violano le leggi o i regolamenti interni della piattaforma, ma l’intero processo dovrà essere trasparente.

Giro di vite anche sulla pubblicità e sulle modalità con cui questa viene mostrata a determinati utenti. Non sarà più possibile mostrare pubblicità utilizzando come criterio dati sensibili e supersensibili degli utenti, quali la religione, lo stato di salute, l’etnia, l’orientamento sessuale e le scelte politiche. Più tutele anche per i minori, con il divieto di “challenge” violente o pericolose. Le aziende che non dovessero rispettare lo stringente regolamento potranno essere multate fino al 6% del loro fatturato, o, in casi più gravi, venire bandite dall’Unione Europea.

L’Europa impone ai social un’alternativa agli algoritmi nel mostrare i contenuti
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