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Povertà ai massimi da 16 anni

Dopo il miglioramento del 2019, con la pandemia superano i 2 milioni le famiglie in forte difficoltà 

Parole chiave: povertà (11)
Il quadro dopo la pandemia

La percezione di un quadro in netto peggioramento era piuttosto evidente: le code sempre più lunghe ai centri che offrono pasti caldi e l’aumento delle richieste di aiuto rivolte alle associazioni che assistono i più fragili, del resto, erano indicatori di situazioni di difficoltà crescenti nel Paese. Ora il report diffuso dall’Istat sulla povertà in Italia nel 2020 conferma la portata di un’emergenza che è sempre più allargata all’intera Penisola. Nell’anno più duro della pandemia si contano oltre 5,6 milioni di persone in povertà assoluta, il numero più alto da 16 anni, ovvero da quel 2005 che segna l’avvio delle serie storiche. Se sul piano sanitario siamo stati abituati a una conta quotidiana dei danni causati dalla pandemia – con la diffusione del bollettino con casi, contagi e decessi – lo stesso non può dirsi sugli effetti socio-economici. Ecco perché l’indagine Istat può essere considerata un primo bilancio su questi aspetti. L’istituto di statistica certifica come l’avvento del virus abbia cancellato i leggeri progressi avvenuti nel 2019, perché la povertà assoluta è tornata a schizzare a livelli record. Nel 2020 si trovano in questa condizione poco più di due milioni di famiglie. Si passa dal 6,4% del 2019 al 7,7% sul totale dei nuclei. Per quanto riguarda la povertà relativa, le famiglie sotto la soglia sono poco più di 2,6 milioni (10,1%, da 11,4% del 2019). Questo dato, unito all’impennata della povertà as- soluta, dimostra che a essere in profonda sofferenza è soprattutto chi già stava male prima dell’emergenza sanitaria.

Una questione 'nazionale'. Si può dire, inoltre, che la pandemia abbia reso la povertà un’emergenza sempre più 'nazionale'. La fame e le difficoltà non mordono più solo in determinate aree tradizionalmente in affanno, come il Sud, ma ovunque. Anzi, lo studio dell’Istat segnala che il Covid ha colpito soprattutto le Regioni del Nord. Se infatti l’incidenza delle famiglie in indigenza assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), nell’anno del Covid la crescita più ampia si registra al Nord dove la povertà familiare sale al 7,6% dal 5,8% del 2019. Così se nel 2019 le famiglie povere del nostro Paese erano distribuite in modo quasi uniforme al Nord (43,4%) e al Sud (42,2%), nel 2020 arrivano al 47% al Nord contro il 38,6% del Mezzogiorno, con una differenza in valore assoluto di 167mila famiglie.

Sos giovani e minori. L’emergenza, se possibile, si accentua

ancora di più quando colpisce le giovani generazioni o i bambini. Per classe di età, l’incidenza di povertà assoluta raggiunge l’11,3% (oltre 1 milione 127mila individui) fra i giovani (18-34 anni); rimane su un livello elevato, al 9,2%, anche per la classe di età 35-64 anni (oltre 2 milioni 394 mila individui), mentre si mantiene su valori inferiori alla media nazionale per gli over 65 (5,4%, oltre 742mila persone). C’è poi un allarme minori con cui fare i conti. Nel 2020 si trovano in condizioni di povertà assoluta 1,3 milioni di under 18, con una percentuale del 13,5% a fronte del 9,4% degli individui in generale a livello nazionale. L’Istat sottolinea che per i bambini e i ragazzi il tasso di povertà assoluta «è cresciuto di oltre due punti rispetto al 2019 (11,4%)».

Famiglie numerose più in difficoltà.

L’incidenza di povertà assoluta è più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti: è al 20,5% tra quelle con cinque e più componenti e all’11,2% tra quelle con quattro; si attesta invece attorno all’8,5% se si è in tre in famiglia. La situazione si fa più critica se i figli conviventi, soprattutto se minori, sono più di uno e tra le famiglie monogenitore. Proprio per queste ultime si registra il peggioramento più deciso rispetto al 2019 (da 8,9% a 11,7%).

L’efficacia del Rdc e delle altre misure. Senza le misure di contrasto alla povertà che sono state attivate (in alcuni casi rinforzate) in epoca Covid il quadro sarebbe persino peggiore di quello disegnato dall’Istat. Il valore dell’intensità della povertà assoluta – che misura in termini percentuali quanto la spesa mensile delle famiglie povere è in media al di sotto della linea di povertà (cioè 'quanto poveri sono i poveri') – ha registrato una riduzione (dal 20,3% al 18,7%) in tutte le ripartizioni geografiche. Tale dinamica, ritiene l’Istat, è frutto anche delle misure messe in campo a sostegno dei cittadini (reddito di cittadinanza, reddito di emergenza, estensione della Cassa integrazione guadagni...) che hanno consentito alle famiglie in difficoltà economica di mantenere una spesa per consumi non molto distante dalla soglia di povertà.

Fonte: Avvenire
Il quadro dopo la pandemia
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