Perfect Days
La valutazione della Commissione CEI
Tokyo oggi, Hirayama è un uomo solitario sulla cinquantina, che conduce una vita semplice e regolare: si occupa della pulizia dei bagni pubblici e nel tempo libero si perde in letture senza sosta, in fotografie di spazi naturali, nella cura delle piante e nell’ascolto della musica. La sua quotidianità lietamente ripetitiva viene alterata da una serie di incontri, a partire dalla nipote adolescente…
Valutazione Pastorale
Wim Wenders conferma ancora una volta la sua statura artistica firmando un film suggestivo e splendido: “Perfect Days”, in Concorso al 76° Festival di Cannes (2023). L’autore tedesco, classe 1945, con più di cinquant’anni di carriera e un elenco corposo di riconoscimenti – Leone d’oro a Venezia per “Lo stato delle cose” (1982), Palma d’oro a Cannes con “Paris, Texas” (1984) e Orso d’oro alla carriera a Berlino nel 2015 –, con “Perfect Days” mette a segno un altro titolo di grande fascino, destinato a rimanere tra le sue opere più interessanti. Inizialmente il progetto doveva essere una raccolta di cortometraggi sui bagni pubblici di Tokyo, luoghi che si presentano come vere e proprie opere di design, che lo stesso Wenders ha definito come “dei piccoli santuari di pace e dignità”. L’autore, non volendo limitarsi solo a dei corti, ha optato per un lungometraggio e così ha preso forma “Perfect Days”, poggiando quasi unicamente su un solo attore, il divo giapponese Koji Yakusho, che ha offerto un’interpretazione puntuale e intensa al punto da vincere il Prix d’interprétation a Cannes76.
La storia. Tokyo oggi, Hirayama è un uomo solitario sulla cinquantina, che conduce una vita semplice e regolare: si occupa della pulizia dei bagni pubblici e nel tempo libero si perde in letture senza sosta, in fotografie di spazi naturali, nella cura delle piante e nell’ascolto della musica. La sua quotidianità lietamente ripetitiva viene alterata da una serie di incontri, a partire dalla nipote adolescente… “La routine di Hirayama – sottolinea Wenders – è […] la spina dorsale della nostra sceneggiatura. La bellezza di un ritmo così regolare, fatto di giornate ‘tutte uguali’, è che inizi a vedere tutte le piccole cose che non sono mai le stesse ma che cambiano ogni volta. Il fatto è che se impari davvero a vivere interamente nel qui e nell’ora, non esiste più la routine, esiste solo una catena infinita di eventi unici, di incontri unici e di momenti unici”. Wenders confeziona un’opera minuta e potente, intessuta di poesia. Si addentra in spazi urbani di Tokyo, scomponendone la grandezza e riducendola a misura d’uomo, alla vita gentile di Hirayama. L’uomo dal passato enigmatico, probabilmente benestante, ha scelto una vita nel segno della semplicità e dignità, per assaporarla in pienezza tra interessi e passioni artistiche. La sua vita, al di là del lavoro condotto con disciplina, è scandita dal ritmo di letture, cassette musicali o fotografie. Tutto è dolcemente ripetitivo, mai banale o stancante. Wenders ci schiude la bellezza del mondo di Hirayama, regalandoci vedute inedite di Tokyo, con una fotografia elegante e suggestiva e una colonna sonora cesellata alla perfezione tra brani di Lou Reed, Patti Smith, Rolling Stones e Van Morrison. Un film splendido, profondo, di struggente bellezza, che Koji Yakusho esalta alla perfezione. Consigliabile, poetico, per dibattiti.
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