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Assassinio a Venezia

La valutazione della commissione CEI

Parole chiave: film (94)
Il film di Kenneth Branagh

Venezia 1947, Hercule Poirot conduce una vita ritirata. Non vuole più occuparsi di crimini. La scrittrice bestseller Ariadne Oliver lo convince a partecipare a un evento nella “suggestiva” dimora di Rowena Drake: una seduta spiritica nella notte di Halloween. Durante la serata avviene una misteriosa morte. Riluttante, Poirot prende in mano la situazione.

Valutazione Pastorale

Per la terza volta Kenneth Branagh veste i panni del celebre investigatore Hercule Poirot. Dopo “Assassinio sull’Orient Express” (2017) e “Assassinio sul Nilo” (2022), l’abile regista, sceneggiatore e attore britannico – Premio Oscar nel 2022 per lo script di “Belfast” – dirige “Assassinio a Venezia” (“A Haunting in Venice”), adattamento del romanzo di Agatha Christie “Poirot e la strage degli innocenti” (“Hallowe’en party”) del 1969. A firmare con Branagh il copione è Micheal Green. Protagonisti Kelly Reilly, Michelle Yeoh, Camille Cottin, Jamie Dornan, Tina Fey, Jude Hill e Riccardo Scamarcio. La storia. Venezia 1947, Hercule Poirot conduce una vita ritirata. Non vuole più occuparsi di crimini. La scrittrice bestseller Ariadne Oliver (Tina Fey) lo convince a partecipare a un evento nella “suggestiva” dimora di Rowena Drake (Kelly Reilly): una seduta spiritica nella notte di Halloween. Durante la serata avviene una misteriosa morte. Riluttante, Poirot prende in mano la situazione e chiude tutti i partecipanti nell’edificio. Inizia a cercare il colpevole.

Nell’adattamento cinematografico, sottolinea Branagh, “Michael [Green] ha ridotto il numero dei personaggi, ha trasposto l’ambientazione dall’Inghilterra a Venezia e ha ambientato la maggior parte della storia in una città dal fascino eterno e pittorico, dove i sospettati restano quasi subito intrappolati, in un palazzo infestato durante una notte tempestosa”. Il regista traccia con chiarezza il perimetro della sua nuova opera che vede protagonista Hercule Poirot: sceglie anzitutto una location di grande fascino. Lì Poirot, che vorrebbe astenersi dalla tentazione delle indagini, dolente e gravato dalle ferite della guerra, viene tratto in inganno da una scaltra giallista. Si ritrova in un palazzo inquietante, dove praticano sedute spiritiche. Per buona parte del racconto Branagh mette Poirot (e lo spettatore) davanti al dubbio, se esitano o meno gli spiriti, ammantando l’opera di un alone da thriller soprannaturale. Ben presto però il binario del racconto si sposta sul piano della deduzione e della logica, scenario dove brilla il talento dell’investigatore, che passa così in rassegna irrisolti e ingombranti silenzi di ogni sospettato. E così va in scena un classico alla Agatha Christie.

In questo giallo “spiritato”, la cornice veneziana dona di certo fascino ed eleganza all’andamento della storia. A ben vedere, l’incipit appare fin troppo fumoso e confuso, comprensibilmente per motivi di suspense, e la storia non sempre gira alla perfezione. Ma al di là di qualche inciampo, la forza del racconto risiede tutta nell’interpretazione di Kenneth Branagh che sagoma Hercule Poirot con classe e raffinatezza (prendendosi alcune licenze), in un gioco di mimetismo espressivo e sguardi introspettivi. La sua interpretazione è perfetta, corroborata anche da un valido cast di comprimari. Nel complesso “Assassinio a Venezia” è un divertissement di genere, che oscilla tra il giallo e il thriller-horror, con inserti brillanti affidati a Poirot e alla sgomitante scrittrice Ariadne, una puntuale Tina Fey. Complesso, problematico.

Il film di Kenneth Branagh
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