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Un nuovo "rischioso" modo di comunicare

"Nel primo secondo e mezzo devi subito colpire l’attenzione e poi devi fare in modo di tenere incollato lo spettatore"

Parole chiave: TikTok (1), don Alberto Ravagnani (1)
Il fenomeno Tik Tok

C’è un nuovo social, nato in Cina, che spopola tra i giovanissimi e non solo. Si chiama TikTok. Permette ai suoi utenti di realizzare video divertenti e creativi di breve durata che spaziano da un tema all’altro. Scaricata da oltre due miliardi di utenti, l’app nasconde varie insidie, come le sfide (Challenge), alcune innocue, ma altre estremamente pericolose, che prevedono l’assunzione di farmaci. Una quindicenne americana che ha accettato una di queste sfide è morta a causa di una overdose. Di TikTok parliamo con don Alberto Ravagnani, giovane sacerdote di Busto Arsizio diventato in pochi mesi un fenomeno mediatico con i suoi video su YouTube.

TikTok in cosa differisce da altri social?
TikTok è diverso da Facebook e Instagram, ha regole diverse, una mission diversa, quindi va giudicato con criteri diversi rispetto agli altri social network. Su Facebook trovano spazio post lunghi, argomentativi, la condivisione di articoli di giornale e di notizie. Su Instagram si pubblicano le foto che ritraggono la vita reale delle persone; attraverso le “stories” di Instagram una persona racconta la quotidianità, quello che vive e che vede, dunque è una sorta di balcone dove uno si mette in mostra e fa vedere quello che vuole di sé. TikTok invece si concentra su immagini in movimento, video brevi, in media di 15 secondi, fino a un massimo di un minuto, che possono permettere di scatenare la creatività, ha tanti filtri e animazioni, con l’applicazione si montano i video. Ci sono video parlati, musicali. E ci sono Tiktoker molto bravi che grazie all’applicazione riescono a creare dei video molto belli. La particolarità di TikTok, però, è l’algoritmo che lo governa. Mentre su Instagram e Facebook segui le persone che scegli tu e vedi i loro post, su TikTok l’algoritmo propone i contenuti da vedere. Se si apre la home di TikTok si vedono video di gente che non conosci e non hai scelto di seguire e che vive magari dall’altra parte del mondo. E se tu pubblichi i tuoi contenuti sai che i tuoi video potrebbero essere visti da chiunque, in ogni parte del mondo e in ogni momento perché è l’algoritmo a prenderli e a rilanciarli.

Dunque, su TikTok non ci sono persone che si seguono o con le quali si è stretta amicizia?
Se apri la schermata di TikTok hai due possibilità: puoi vedere i seguiti, cioè quelli che hai scelto di seguire perché comunque ti puoi iscrivere ai profili di chi vuoi; oppure puoi scegliere la sezione che si chiama “Per te”, dove l’algoritmo ti invia video secondo suoi calcoli. Per essere rilanciato nei “Per te” di altre persone, nel primo secondo e mezzo devi subito colpire l’attenzione e poi devi fare in modo di tenere incollato lo spettatore davanti allo schermo fino alle fine del video, per questo devi creare un video che crei suspence e induca a voler vedere cosa succede dopo, insomma il video non deve essere noioso. In TikTok fa impressione la facilità con cui si passa da un video all’altro, basta muovere il dito e si scorrono i video.La schermata è infinita con il carosello dei “Per te”: il rischio per i ragazzi di perdersi a guardare i video è altissimo, uno dopo l’altro, in una manciata di secondi. Video brevi, accattivanti, che colpiscono, a scapito dell’argomentazione.

Cosa si riesce a comunicare, dunque, con TikTok?
Il problema di questo “social” rispetto agli altri è proprio che non dà spazio all’argomentazione, l’obiettivo è colpire, impressionare emotivamente lo spettatore.
Se vuoi far passare un messaggio è molto difficile perché se vuoi farlo serve prima catturare l’attenzione del tuo spettatore. Questo rende diverso TikTok rispetto agli altri social ed è, in un certo senso, pericoloso perché c’è il rischio di sbilanciarsi solo sulla forma a scapito del contenuto.

Perché piace tanto?
TikTok, per come si pone, tenta di mostrare il volto informale, quotidiano dell’utente, raccontando quello che gli succede in maniera simpatica, ci sono tante scene di vita quotidiana.In Instagram c’è quotidianità artefatta: ti mostro quello che sto vivendo, ad esempio un bel tramonto, un bel piatto di pasta, una bella casa, in maniera affascinante da far venire invidia. In TikTok c’è la quotidianità anche se non è perfetta: è come se fosse un social più informale, benché, se lo si vuol fare bene, sia necessario industriarsi, avere delle competenze nel realizzare i video con l’applicazione.

Esiste il fenomeno degli “haters” su TikTok?
Il fenomeno è più ridotto rispetto agli altri social. Ci sono casi di bullismo e cyberbullismo, è un classico, ci sono dappertutto, però su TikTok la parte di interazione è molto minore, c’è la possibilità di commentare, ma i commenti hanno uno spazio limitato, non possono essere troppo lunghi o argomentativi. Per questo il fenomeno degli “haters” non è così rilevante.

E fenomeni di pedopornografia ci sono?
Penso di sì. Ogni nuovo social che viene creato diventa un’occasione per i malintenzionati di usarli a loro vantaggio.

Oltre due miliardi di persone hanno scaricato TikTok…
Il fatto che sia scaricato da così tante persone è significativo. Di fatto (continua a leggere https://www.agensir.it/italia/2020/09/22/tiktok-don-ravagnani-sta-cambiando-la-percezione-e-gli-standard-di-comunicazione-il-rischio-per-i-ragazzi-di-perdersi-a-guardare-video/)

Fonte: Sir
Il fenomeno Tik Tok
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