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Fino a 500 metri cubi l’ora di biogas

Un nuovo impianto a impatto zero che trasforma l’organico in energia verde

Parole chiave: biometano (1)
Il biometano prodotto dai rifiuti urbani

Quale occasione migliore – nei giorni delle 'perturbazioni' energetiche, dove scopriamo che la nostra dipendenza estera dalle materie prime ed energetiche crea problemi enormi – per vedere in dirittura d’arrivo un innovativo impianto, il primo di questo tipo al mondo, di biometano?

Marcallo con Casone, nel Milanese, è un paese di 6mila abitanti. Qui è in via di ultimazione (ed è stata presentata ieri alla presenza del ministro del Turismo Massimo Garavaglia, che del paese è stato sindaco e del presidente della Regione Attilio Fontana) una centrale di produzione realizzata da Agatos Energia, un progetto basato sul processo Biosip che combina diverse tecnologie per la produzione di energie rinnovabili – biometano, biomasse e fotovoltaico – che consentono la valorizzazione dei materiali introdotti e anche l’autosufficienza energetica dell’impianto stesso. La centrale trasformerà 35mila tonnellate annue di frazione organica urbana (Forsu) e altri materiali biodegradabili in circa 4 milioni di metri cubi di biometano che verranno immessi in forma gassosa direttamente nella rete gestita da Snam.

In pratica la Forsu diventerà biometano 100% ecosostenibile, senza emissione alcuna. Gli unici sottoprodotti del processo saranno un combustibile solido di alta qualità, un fertilizzante di matrice organica completamente privo di inquinanti ed acqua osmotizzata. Il progetto avrà ricadute ambientali positive sul territorio grazie alla realizzazione di opere di protezione idrogeologica e all’utilizzo di biomassa proveniente dalla manutenzione boschiva delle aree circostanti Un esempio di economia circolare dove il processo Biosip si caratterizza, oltre per una produzone superiore del 10% rispetto gli impianti tradizionali, per l’utilizzo di sola energia rinnovabile durante la lavorazione, con l’energia termica prodotta in cogenerazione da biomassa utilizzando il cippato, a differenza degli impianti tradizionali che utilizzano il gas naturale. Per il fatto che non vi è alcuna combustione di rifiuti e nessun rifiuto in uscita dall’impianto; nessuna emissione di odori per l’assenza di stoccaggio; per il bassissimo livello di emissioni acustiche dal momento che non sono utilizzati mezzi meccanici. Inoltre per il ridotto consumo di suolo, 1/3 rispetto alla superficie degli impianti tradizionali. E ancora nessun compostaggio ma produzione dal digestato di fertilizzanti agricoli sanificati dalla pastorizzazione. Infine perché le microplastiche sono praticamente assenti e per il recupero dell’acqua e dei nitrati contenuti nella Forsu.

Un risultato ancora più felice considerando che tecnologia e macchinari sono prodotti o ideati in Italia; stuttura – con tempi di realizzazione di circa 15 mesi ed un costo attorno ai 20 milioni – gestita da Green Power Marcallese, società controllata da Sorgenia (75%) e partecipata da Agatos (25%). «È un impianto che va nella direzione di aumentare in modo sostenibile la nostra indipendenza economica – osserva Alberto Bigi, vice presidente di Sorgenia – e che mette in luce come la transazione energetica non va fatta solo per ragioni ambientali ma anche economiche e di sicurezza strategica». «L’impianto – spiega il presidente di Agatos, Ingmar Wilhelm – è il primo ad applicare questa tecnologia che abbiamo brevettato in Europa, Cina ed Usa. Abbiamo altri 7/8 progetti in Italia andando a contribuire alla riduzione della dipendenza energetica del Paese dal gas naturale importato».

Fonte: Avvenire
Il biometano prodotto dai rifiuti urbani
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