News
stampa

Un’eccellenza d’inclusione sociale e sportiva

Un progetto pensato per le famiglie lasciate sole troppo spesso

Parole chiave: FuoriClasse (1), calcio (4)
FuoriClasse: una squadra speciale

Venerdì pomeriggio. A Como, sul campo della Comunità Annunciata di Fondazione Somaschi onlus, una dozzina di giovanissimi calciatori corre dietro a un pallone. È la squadra dei FuoriClasse, composta da ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico o da disabilità intellettive e relazionali. Con loro, tra corner, rigori, passaggi e colpi di testa, alcuni dei giocatori professionisti del Como, che milita in serie B.

I FuoriClasse nascono cinque anni fa da un’idea di Samuele Robbioni, responsabile psicopedagogico del Como 1907 e dei progetti educativi di Fondazione Somaschi. «La Fondazione, che si occupa di minori in difficoltà, aveva aderito a un bando: c’era necessità di rispondere ai bisogni di bambini con disabilità, in particolare quelli autistici, che pur seguiti molto bene dal punto di vista clinico e riabilitativo, non avevano spazi di normalità sociale ed educativa. Io ho messo insieme tre eccellenze della città di Como: la stessa Fondazione Somaschi, con le sue competenze educative e pedagogiche; la squadra di calcio, da sempre fucina di giovani talenti; la neuropsichiatria dell’ospedale Sant’Anna. Fin dall’inizio è stato chiaro: non interessava 'allenare una disabilità' ma aiutare i bambini a crescere giocando con un pallone».

L’iniziativa è subito decollata. E il successo è stato tale che negli anni non ha avuto bisogno di finanziamenti, forte della solidarietà e dell’impegno volontario di una rete di professionisti dei settori sportivo, tecnologico, educativo e psicologico.

Diego, che oggi ha 15 anni ed è uno dei ragazzi 'del venerdì', ne fa parte fin dall’esordio. «Mio figlio desiderava giocare a calcio ma i suoi problemi di autismo gli rendevano impossibile l’inserimento in una squadra tradizionale », spiega Barbara, la mamma. «Abbiamo cercato in Rete e abbiamo trovato questo progetto inclusivo che stava per partire. Siamo entrati in contatto con la Fondazione, ci siamo conosciuti, e da lì è iniziato tutto. Da allora, e sono passati cinque anni, Diego non può fare a meno di un appuntamento settimanale fisso, agognato, desiderato».

Per Diego e i suoi compagni ogni venerdì è una festa. Ed è, soprattutto, un’occasione importante di crescita guidata da un’équipe della quale fanno parte, oltre a Robbioni che cura la supervisione psicologica, Vincenzo Saladino, allenatore con un passato nelle giovanili del Como, Gabriele Barreca, educatore esperto in terapia comportamentale, Alberto Bellomo, che si occupa delle nuove tecnologie. Da quest’anno, infatti, grazie a Edudigital, azienda locale impegnata sul fronte della didattica innovativa, FuoriClasse può disporre di dispositivi tecnologici: video modelling, robotica, realtà aumentata «che aiutano i ragazzi a migliorare le proprie capacità relazionali, di attenzione e orientamento non solo sul campo da calcio ma nella vita di tutti i giorni». Il pomeriggio inizia con l’incontro con l’educatore. «I giovani raccontano la loro settimana e guardano video e immagini in modo da visualizzare e interiorizzare quello che dovranno fare in campo», spiega Robbioni. A questo punto entra in gioco un piccolo robot che sarà protagonista di una serie di esercizi. Un esempio? «Il robottino deve andare dal punto A al punto B superando alcuni ostacoli e i ragazzini devono 'insegnargli' il percorso. Un modo per imparare ciò che dovranno mettere in pratica».

Poi via con la partita, indossando la divisa ufficiale del Como, seguiti dall’allenatore e con il supporto di alcuni adolescenti accolti presso il centro diurno So-Stare che fanno da tutor, da aiuto- coach. «Insieme si impara ad affrontare gioie e difficoltà, dal goal segnato al rigore sbagliato. Soprattutto si lavora affinché ciascuno riesca a integrarsi nel gruppo. Per questi ragazzi passare una palla è una sorta di comunicazione ». La giornata si conclude con la merenda insieme alle mamme e ai papà. «Il progetto è pensato anche per le famiglie, spesso troppo sole», dice Robbioni. «Innanzitutto per aiutarle a lavorare sull’autonomia dei figli. Tra questi ragazzi e i genitori tende infatti a esserci un rapporto simbiotico». E poi per agevolare il confronto con gli operatori sull’andamento del percorso dei figli e sui propri dubbi, timori, interrogativi e aspettative.

«Noi famiglie facciamo gruppo, condividiamo i problemi quotidiani », conferma Barbara, la mamma di Diego. «Si cementano rapporti tra persone che vivono situazioni analoghe. Diego ha un amico con cui va particolarmente d’accordo e con la sua mamma abbiamo organizzato una settimana di vacanza insieme. Ma quello che dà più soddisfazione è vedere che si crea un gruppo per loro che abitualmente sono esclusi dal gruppo. E osservarli mentre chiacchierano, cosa a cui non siamo purtroppo abituati. Perché fanno fatica ad aprirsi in situazioni non sempre accoglienti». Sono risultati molto buoni. «Lo staff è eccezionale e questo i ragazzi lo colgono, lo vediamo dalla gioia nei loro occhi », dice Barbara.

«Nel confronto con la neuropsichiatria infantile del Sant’Anna – sottolinea Robbioni – grazie a questa esperienza i ragazzi conquistano gradualmente uno spazio di normalità, migliorano dal punto di vista dell’attenzione, della concentrazione, della comunicazione, imparano ad avere un’autonomia sociale, a regolare gli stati emotivi». C’è una storia che l’ha colpita in modo particolare? «Non è quella di un ragazzo, ma di tanti giocatori del Como che – risponde Robbioni – hanno affiancato e affiancano questi giovani durante gli allenamenti. E che portano sul campo della serie B ciò che imparano da loro».«Vale per tutti i miei calciatori», commenta Giacomo Gattuso, mister che ha riconquistato con il Como la serie cadetta. «E vale per me. Un’esperienza del genere mi ha arricchito come persona. E continuerò a farla, perché fa bene al cuore». Tra i professionisti e i FuoriClasse il rapporto si è fatto sempre più forte. «Lo stadio è aperto ai giovanissimi che vengono a seguire le partite della prima squadra», dice Gattuso. «Vedere con quanto piacere lo fanno dà tanta gioia anche a noi». Un entusiasmo che ha contagiato altri. A Tradate ( Varese) sull’esempio dei FuoriClasse è nata la squadra dei Dis-play. Mentre Gianluca Zambrotta, già azzurro campione del mondo nel 2006, ha dato vita agli 'Azzurrini di Zambrotta' a Casnate con Bernate. Così è nato il triangolare tra FuoriClasse Como, Dis-Play e Azzurrini di Zambrotta che si gioca al centro sportivo Renato Rossi-Eracle di Casnate con Bernate. «Ho deciso di sostenere e promuovere questa iniziativa perché è un’eccellenza d’inclusione sociale e sportiva del nostro territorio », dice Zambrotta. «E soprattutto perché nella mia carriera ho imparato che la valorizzazione delle diversità è la più grande risorsa di squadra».

Fonte: Avvenire
FuoriClasse: una squadra speciale
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento