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Lui che vive in me e mi fa essere ciò che sono

Solennità del Corspo e Sangue di Cristo

Parole chiave: commento al vangelo (220)
Prendete, questo è il mio corpo

Dal Vangelo secondo Marco
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Il Commento di padre Stefano Seri

Il Vangelo di oggi c’introduce con forza e suadenza all’interno del mistero che celebriamo. Tutta l’opera di Marco è una lunga introduzione al racconto della morte e risurrezione di Gesù e vuole condurci a questo luogo, in cui si celebra l’eucaristia, nostra Pasqua. L’evangelista suppone che si conosca bene la Pasqua ebraica; essa è liberazione dagli idoli che schiavizzano, segna la fine dell’oppressione dell’uomo da parte dell’uomo, perché Dio non tollera l’ingiustizia, è rottura col peccato e la morte, attesa di cieli nuovi e terra nuova. Tutti questi significati sono la promessa che trova compimento nella croce di Gesù. Mangiare la Pasqua con Lui significa essere associati alla sua stessa passione per il mondo, disposti a pagarne i costi che assumiamo liberamente, nonostante le paure e le resistenze. Il problema è trovare il luogo dove preparare la Pasqua. Per i Padri della Chiesa l’uomo con il vaso d’acqua è colui che, dando il battesimo, introduce nella sala superiore, dove si celebra l’Eucaristia. Tocca a lui indicare questo luogo, che ben conosce, da cui viene e al quale vuole portare tutti. La sala sta in alto, fuori dalle comuni occupazioni in cui l’uomo abita. E’ il luogo nel quale si realizzano tutti i misteri della nostra fede. Non è soltanto un luogo materiale in cui si realizzano gli ultimi avvenimenti di Gesù ed i primi della Chiesa. La stanza superiore è il mio stesso cuore, dove abita l’uomo interiore che fa del mio corpo il tempio dello Spirito. Qui posso comprendere, qui posso conoscere l’amore di Cristo; qui vedo e gusto quanto è buono il Signore e ricevo il mio essere me stesso da Lui. Il dove della Pasqua è la mia verità profonda: Lui che vive in me e mi fa essere ciò che sono. E’ la mia finestra su Dio, luce dalla quale nasco per essergli figlio nel Figlio, nel quale, per mezzo del quale e per il quale sono creato ed esisto…

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