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La Chiesa affida l’Italia a Maria

Nella festa del lavoro la Messa presieduta dal Vescovo

Parole chiave: 1 maggio (3), maria (26), montenero (63)
Nel giorno di San Giuseppe lavoratore

1° Maggio festa civile della società, tradizionale, radicata in quasi tutto il mondo, della festa del lavoro, la Chiesa affida alla Madonna l’Italia in questa epoca di pandemia. Una particolare consegna a Maria sono gli ammalati, i medici, gli operatori sanitari, le famiglie, i defunti. Nella festa di San Giuseppe lavoratore, sposo di Maria Vergine, la Chiesa affida a Maria, in modo speciale, i lavoratori, consapevole delle difficoltà e dei timori per il domani.

Monsignor Simone dal Santuario di Montenero, in collegamento in diretta con i fedeli grazie a Telegranducato, si unisce ai Vescovi italiani affinché la Madre delle Grazie esaudisca le richieste e il bisogno di una ripresa della vita sociale ed ecclesiale feconda.

“Gesù per diciotto anni ha lavorato insieme a Suo padre Giuseppe”.  “Gesù ha fatto intendere che il lavoro era una condizione ordinaria e nobile dell’uomo”. Il lavoro permette all’uomo di cooperare con Dio al disegno della creazione. Oggi il lavoro dei medici e dei ricercatori permette di affrontare questa epidemia. “La natura in questo periodo si rivolta contro l’uomo. C’è qualcosa che non va nel nostro mondo, nella nostra società se si è giunti a questo conflitto. Occorre ristabilire un’armonia”.

Il Vescovo Simone sottolinea l’operosità dei ricercatori medici che stanno trovando la cura e il vaccino per vincere la battaglia contro il Covid-19.

“Va ringraziata l’operosità dei tanti volontari della Croce Rossa, della Misericordia, dell’SVS i quali per umanità, per amor di Dio si sono donati alle persone ammalate andando ovunque per cercare di alleviare le sofferenze”. “Vanno ringraziati inoltre i tantissimi volontari della Caritas diocesana, delle parrocchie, che ogni giorno assistono centinaia di persone entrando in contatto con loro con le dovute cautele”. La povertà purtroppo in queste ultimi giorni sta aumentando. Centinaia di persone in più affollano le mense e le Caritas parrocchiali. “Per noi questo donarsi agli altri nasce dall’Eucarestia”. La carità ha una sorgente. “Tutti ringraziano la Chiesa per tutte le opere di carità e per come stiamo vicino a tutti”. La sorgente di questo donarsi è l’Eucarestia, non si può vivere senza. “La nostra insistenza per celebrare l’Eucarestia è perché si possa stare a fianco dei più poveri”. “Se possiamo celebrare la Messa per un funerale, perché non la posso fare tutti i giorni, la Domenica?” “Perché non celebrare la Santa Messa rispettando le misure necessarie per non essere contagiati?”

Il nostro nemico è il virus, non sono le persone. Oggi c’è molto allarmismo sociale. “Dobbiamo vincere la paura avendo fiducia nell’educazione sanitaria”. Tramite l’educazione civica e non con le coercizioni per vivere i prossimi mesi. “L’altro non è un mio potenziale nemico, ma è mio fratello”. L’educazione è la via maestra. “Si vince la battaglia del Covid con scelte capite e condivise da tutti”. “E’ necessaria la pazienza del dialogo con tutte le parti politiche, sociali e civili come ha ricordato il Presidente della Repubblica per arrivare a scelte condivise”.  Occorre la responsabilità che nasce in libertà.  L’unità di chi governa al centro come a livello locale necessaria nelle scelte per il bene del popolo.  “Dobbiamo provare a mettere in moto questo tipo d’intelligenza creativa”. L’intelligenza è il dono che Dio ci ha dato.

Al termine della Santa Messa Don Luca, priore del Santuario legge in ginocchio insieme al Vescovo Simone la supplica affidando l’intera nazione al Cuore immacolato di Maria.

leggi anche https://www.lasettimanalivorno.it/Diocesi/Grazie-perche-la-speranza-rinasce

le foto sono di Antonluca Moschetti

Nel giorno di San Giuseppe lavoratore
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