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Nella festa di San Sebastiano

Il protettore della Polizia Municipale

Parole chiave: polizia municipale (1), san sebastiano (1)
La celebrazione a Montenero

Nell'ambito della festa di San Sebastiano, patrono della polizia municipale, il vescovo Giusti ha celebrato la Messa al Santuario di Montenero, alla presenza delle Autorità e del corpo di polizia. Nell'omelia il rimando al senso civico comune, un valore da riscoprire e da diffondere soprattutto tra i più giovani e poi la storia di questo santo, ripercorsa dal Vescovo per raccontare il perché è divenuto protettore dei custodi dell'ordine pubblico.

In questo video le immagini della celebrazione negli scatti di Roberto Manera

https://youtu.be/q1OIp3lOOmw

Ecco alcuni passi dell'omelia

Il contesto in cui visse

Nel 260 l’imperatore Gallieno aveva abrogato gli editti persecutori contro i cristiani. Ne seguì un lungo periodo di pace, in cui i cristiani, pur non essendo riconosciuti ufficialmente, erano però stimati: alcuni di loro occuparono importanti posizioni nell’amministrazione dell’impero. In questo clima favorevole, la Chiesa si sviluppò enormemente, anche nell’organizzazione. 
Diocleziano, che fu imperatore dal 284 al 305, desiderava portare avanti questa situazione pacifica. Tuttavia, diciott’anni dopo, su istigazione del suo cesare Galerio, scatenò una delle persecuzioni più crudeli in tutto l’impero.

Le notizie storiche su san Sebastiano sono davvero poche. Il più antico calendario della Chiesa di Roma, la «Depositio Martyrum», confluito nel «Cronografo» risalente al 354, che lo ricorda al 20 gennaio, giorno della sua morte, e segna come luogo della sua sepoltura le catacombe lungo la via Appia. L’anno della morte, invece, è intorno al 304. Sant’Ambrogio, vescovo di Milano nel IV secolo, nel suo «Commento al Salmo 118», afferma invece che Sebastiano era nato a Milano in un tempo di scarse persecuzioni contro i cristiani, ma si era poi trasferito a Roma, dove subì il martirio. Le poche notizie storiche sono state poi ampliate dalla successiva “Passio”, scritta intorno al V secolo da un autore anonimo, probabilmente il monaco Arnobio il Giovane.

Alcuni manoscritti della “Passio”, datati dall’850 in poi, attestano che Sebastiano era nato e cresciuto a Milano, da padre di Narbona (nella Francia meridionale) e da madre milanese, ed era stato educato nella fede cristiana. Tutti concordano invece nel dichiarare che si trasferì a Roma e intraprese la carriera militare, fino a diventare tribuno della prima coorte della guardia imperiale, i pretoriani, a Roma.  Era stimato per la sua lealtà e intelligenza dagli imperatori Massimiano e Diocleziano, che non sospettavano fosse cristiano. Grazie alla sua funzione, poteva aiutare con discrezione i cristiani incarcerati, curare la sepoltura dei martiri e riuscire a convertire militari e nobili della corte, dove era stato introdotto da Castulo, cubicolario (domestico) della famiglia imperiale, che poi morì martire.

Sebastiano incoraggia i giovani Marco e Marcellino

Un giorno furono arrestati due giovani cristiani, Marco e Marcelliano. Il loro padre, Tranquillino, ottenne un periodo di trenta giorni di riflessione prima del processo da Agrezio Cromazio, “praefectus Urbis” (magistrato con poteri civili o penali), affinché potessero salvarsi sacrificando agli dei. I due fratelli stavano per cedere alla paura, quando intervenne il tribuno Sebastiano, riuscendo a convincerli a perseverare nella fede. Mentre lui parlava ai giovani, i presenti lo videro circondato di luce.  Tra di loro c’era anche Zoe, moglie di Nicostrato, capo della cancelleria imperiale, muta da sei anni. La donna si inginocchiò davanti a Sebastiano, il quale, dopo aver implorato la grazia divina, fece un segno di croce sulle sue labbra, restituendole l’uso della parola. Davanti alla guarigione della moglie, lo stesso Nicostrato si prostrò ai piedi del tribuno, chiedendogli perdono per aver imprigionato Marco e Marcelliano, cui diede subito la libertà. I due fratelli, però, scelsero di non lasciare il carcere. Zoe e Nicostrato e altre persone chiesero il Battesimo, che fu loro amministrato dal sacerdote Policarpo. 
Allo scadere dei trenta giorni, Cromazio chiese a Tranquillino se i due fratelli fossero pronti a sacrificare agli dei. L’uomo rispose che lui stesso era diventato cristiano e condusse a credere anche lo stesso Cromazio, che fu battezzato col figlio Tiburzio.

La denuncia e il martirio con le frecce

Tuttavia, Sebastiano fu denunciato. Fu condannato a morte. Sebastiano fu denudato, poi legato a un palo e colpito da frecce. Fu quindi creduto morto e abbandonato in pasto agli animali selvatici. Poco dopo, la nobile Irene, vedova del martire Castulo, andò a recuperarne il corpo per dargli sepoltura: i cristiani infatti usavano fare così, a costo di essere arrestati a propria volta. La donna si accorse che il tribuno non era morto: lo fece trasportare in casa propria e lo curò. 

Il secondo martirio

Sebastiano riuscì a guarire e si ripresentò rimproverando per quanto si stava  operando contro i cristiani. Fu ordinato che fosse flagellato a morte: il corpo fu gettato nella Cloaca Massima, affinché i cristiani non potessero recuperarlo. La notte dopo, il martire apparve in sogno alla matrona Lucina, indicandole il luogo dov’era approdato il suo cadavere e ordinandole di seppellirlo accanto alle tombe degli apostoli. Le catacombe della via Appia avevano ospitato temporaneamente, durante la persecuzione di Valeriano, le reliquie degli Apostoli Pietro e Paolo: erano quindi dette “Memoria apostolorum”.

Fino a tutto il VI secolo, i pellegrini che vi si recavano visitavano anche la tomba del martire Sebastiano, la cui figura era per questo diventata molto popolare. Nel 680 si attribuì alla sua intercessione la fine di una grave pestilenza a Roma: da allora fu considerato il terzo patrono della città, dopo i due apostoli Pietro e Paolo, e cominciò a essere invocato contro le pestilenze.
Le reliquie

Le sue reliquie, sistemate in una cripta sotto la basilica costantiniana già detta “Basilica Apostolorum”, furono divise durante il pontificato di papa Eugenio II, il quale ne mandò una parte alla chiesa di San Medardo di Soissons il 13 ottobre 826. 

Il suo successore Gregorio IV fece traslare il resto del corpo nell’oratorio di San Gregorio sul colle Vaticano. Il capo fu inserito in un prezioso reliquiario, che papa Leone IV trasferì poi nella Basilica dei Santi Quattro Coronati, dov’è tuttora venerato. 

Gli altri resti di san Sebastiano rimasero nella Basilica Vaticana fino al 1218, quando papa Onorio III concesse ai monaci cistercensi, custodi della Basilica di San Sebastiano, il ritorno delle reliquie risistemate nell’antica cripta. Nel XVII secolo l’urna venne posta in una cappella della nuova chiesa, sotto la mensa dell’altare, dove si trovano tuttora.

 

San Sebastiano, patrono della Polizia Locale

“La spiegazione della scelta di San Sebastiano patrono dei Vigili Urbani d’Italia la troviamo nel Breve Pontificio del 3 Maggio 1957 con il quale Pio XII ha formalmente proclamato il santo martire “custode di tutti i preposti all’ordine pubblico che in Italia sono chiamati “Vigili Urbani”. Il Breve Pontificio così recita “Tra gli Illustri martiri di Cristo, i militari occupano un posto di primissimo piano presso i fedeli, per la loro peculiare religiosità e per l’ardente impegno a compimento del dovere. Si ritiene che questo legame con le armi abbia favorito il moderno patronato sui Vigili Urbani che ne celebrano la festività il 20 gennaio, giorno del martirio.

La preghiera a San Sebastiano

 

Signore Iddio,

Tu che vigili il corso degli astri,

ed ogni cosa disponi con soavità e con fermezza,

nell’ordine della Tua Provvidenza, veglia su di noi,

votati al servizio dei nostri fratelli.

Tu ci donasti, nella vita terrena,

l’esempio luminoso di fedele obbedienza alle leggi di Cesare,

di amorosa sollecitudine verso chi è debole,

di infinito amore verso chi erra,

di umile e faticosa operosità nel quotidiano lavoro.

Dio umanato, rendici degni di te,

affinché la nostra giornata terrena

sia degna anch’essa della missione a noi confidata.

Concedici, per intercessione di Maria, Madre Immacolata,

di essere pronti a soccorrere chi ha bisogno di noi,

esatti nel dovere, amanti della legge, fraterni con chi sbaglia,

forti nell’intemperie, decisi contro chi offende la morale, la religione, la legge.

Così aiutando gli uomini nella loro dura quotidiana fatica,

saremo suscitatori di concordia e di pace

nella turbinosa vita che corre nel mondo.

E porteremo in esso l’eco gioioso dell’armonia dei cieli.

La celebrazione a Montenero
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