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Pioniera del dialogo

Molto legata alla diocesi di Livorno, ha voluto donare parte dei suoi libri al CeDoMEI

Parole chiave: sae livorno (1), cedomei (5), maria vingiani (4)
L'amicizia di Maria Vingiani con Livorno e mons. Ablondi

La scomparsa di Maria Vingiani, proprio nel giorno del dialogo ebraico-cristiano e in questo inizio della Settimana per l'Unità dei Cristiani, ci impegna a vivere in un particolare clima di raccoglimento gli ormai consueti appuntamenti della nostra Chiesa locale e della città, con gratitudine al Signore per il dono ricevuto, fin dagli anni immediatamente post-conciliari, di un importante punto di riferimento a livello formativo, in ambito ecumenico.

Maria Vingiani è stata a livello nazionale –lo sappiamo- una vera pioniera del dialogo, a partire da quello ebraico-cristiano, insieme ad altri, ma, per la chiesa che è in Livorno, in particolare, insieme a mons.Ablondi, del quale si apre proprio in questi stessi giorni la celebrazione del  10° anniversario dalla morte. Torna alla mente l’invito per il quale Maria Vingiani intervenne in città al 50° dell’ordinazione sacerdotale del  Vescovo e le fu data la parola nel corso della celebrazione stessa. Maria ebbe modo così di rendere pubblica la ‘condivisione –complicità’ degli inizi non facili, nei coinvolgimenti a livello istituzionale, per le nuove aperture da promuovere in favore del dialogo in Italia. In città si era allora all’inizio dell’istituzione di un Centro di Documentazione del Movimento Ecumenico, del quale Maria era stata informata, nel corso di una visita al passo della Mendola, dallo stesso mons. Ablondi, intervenuto alla Sessione, in quell’occasione, insieme al suo ausiliare.

Maria Vingiani era stata quindi fin dall’inizio coinvolta e resa partecipe del progetto Ce.Do.MEI, nel quale resta inserita tra i fondatori. A una già precedente condivisione di ideali si aggiungeva dunque, per il rapporto con mons. Ablondi,  l’impegno in una concretizzazione in atto, un’altra  pietra miliare  del cammino condiviso, ratifica e al tempo stesso rinnovo di ideali  in una crescita ulteriormente possibile, nella stessa direzione, definita da entrambe dell’’Oltre’.  Ricordo che a metà degli anni ’90, quando si era fatto intenso per Maria il travaglio per la stabilizzazione dell’associazione SAE da lei fondata (con la quale aveva formalizzato l’accompagnamento del cammino della chiesa post-conciliare con la proposta formativa, oltre che qualificata, assai rispondente a un reale bisogno di presa di coscienza e di assunzione di responsabilità, in particolare  da parte del laicato), mons. Ablondi amabilmente la orientò verso nuovi coinvolgimenti, prima nella Commissione ecumenica della CEI e poi nel più ampio contesto interconfessionale, aiutandola così a superare serenamente l’apprensione propria di …  ‘mamma di unico figlio, il SAE per l’appunto’, come amabilmente una volta Monsignore ebbe a esclamare!

A Livorno, fin dagli inizi delle sessioni di formazione, la Vingiani poté rilevare con soddisfazione la frequenza ai percorsi da lei proposti di partecipanti in provenienza dalla diocesi livornese, fin da quando Ablondi era ancora ausiliare di mons. Guano. Il numero dei partecipanti crebbe nel tempo, costituendosi infine, a metà degli anni Ottanta, nel contesto del cammino sinodale della Chiesa locale e dietro la stessa personale sollecitazione di Maria, in un gruppo stabile di accompagnamento della pastorale ecumenica in ambito cittadino.  Sulle   ‘amiche’ del gruppo di Livorno (appellativo col quale a noi Maria si riferiva, anche quando il gruppo si era  ormai esteso ad altri soci) sapeva di poter sempre contare, intrattenendo un cordiale rapporto di stima e fiducia. Una delle più anziane, regolarmente,  fino a un paio di anni fa, la sentiva al telefono per tenerla  informata, sul percorso  del gruppo e il procedere in Diocesi e in città della stessa istituzione Cedomei. Lei si sentiva rassicurata dal saperci comunque impegnate nella pastorale ecumenica di mons. Ablondi, del quale ebbe sempre una grande stima e al quale restò legata da profonda e sincera amicizia.

Alla Diocesi Maria volle da ultimo far dono di una consistente parte dei suoi libri, quando decise di rientrare a Mestre. Lasciava così l’abitazione di Roma, nella quale  si era trasferita da Venezia subito dopo l’indizione del Concilio ecumenico da parte di Giovanni XXIII, il suo amato, indimenticabile Patriarca di Venezia, per il quale, aveva favorito l’incontro a Roma con lo storico ebreo Jules Isaac, la cui famiglia era stata decimata nei campi di sterminio e che lei aveva conosciuto personalmente quando, a metà degli anni ‘50 era stata ‘assessora’ alle belle arti del Comune di Venezia.

L'amicizia di Maria Vingiani con Livorno e mons. Ablondi
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