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Io e Giovanni Paolo II

Ogni creatura che ama è generata da Dio

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Domani la tumulazione di don Grajper

La salma di don Piotr Grajper resterà aperta fino alle 16 di oggi alla cappellina del cimitero dei Lupi; domani alle 9.15 ci sarà la tumulazione nel cimitero della Purificazione. Il Vescovo che ha presieduto le esequie in Cattedrale ha sottolineato come ogni creatura che ama è generata da Dio e a noi piace ricordare un altro aspetto di questo sacerdote: la sua amicizia con San Giovanni Paolo II. Riportiamo un'intervista realizzata nel 2015, alla vigilia della Giornata della Gioventù in Polonia.

Don Piotr, originario del nord della Polonia, inizia il suo cammino di sacerdote nel 1975, anno in cui entra in seminario nella Città dell’Immacolata “Niepokalanòw” fondata da S. Massimiliano Kolbe.
Tre anni dopo Karol Wojityla diventa Papa con il nome di Giovanni Paolo II e nel 1979, un anno dopo la sua elezione, torna per la prima volta nella sua Polonia; fu il suo primo incontro con il Santo, in quell’occasione don Piotr era uno studente al servizio del primate di Varsavia.
«Durante la celebrazione della S. Messa nella piazza della libertà, si creò nelle persone un sentimento di unità che poi diede vita a Solidarność; “manda lo spirito santo su questa terra che ha bisogno di te” furono le parole che il Santo Padre pronunciò durante la celebrazione e che diedero vita negli anni successivi ad un boom vocazionale incredibile».
Oggi in quella stessa piazza, dedicata al generale Pizusucki che nel 1918 rese indipendente la Polonia dopo 123 anni (dopo che era stata divisa tra Germania, Austria e Russia), è presente una croce che ricorda quella S.Messa.
«Il secondo incontro nel 1983, ci spiega don Piotr, avvenne ancora nella Città Immacolata, questa volta ero il cerimoniere incaricato della liturgia e dell’organizzazione della celebrazione; ricordo ancora che facevamo le prove di notte perché tutto andasse bene, affinché tutto fosse organizzato al meglio».

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Ma come sempre anche nelle migliori organizzazioni capitano alcuni inconvenienti tanto che «il giorno della S.Messa i comunisti, avevano blindato la città e per raggiungere l’altare e organizzare il tutto fu una vera impresa!».

Dal 1984 al 1989 il parroco di Stagno, venne in Italia, a Roma all’Istituto liturgico S. Anselmo per studiare teologia e liturgia.
«In quegli anni, ho avuto spesso occasione di incontrarlo, veniva in collegio e celebrava insieme con noi studenti la S. Messa nella cappella privata; con il passare degli anni, continua a raccontarci, il rapporto con Stanislao, il suo segretario era diventato ormai di conoscenza che spesso ci chiamava per sapere se volevamo andare a Castel Gandolfo a concelebrare la S. Messa con lui». Un privilegio che sicuramente la maggior parte dei sacerdoti non ha.
«Nel periodo di studio a Roma noi studenti, diaconi, svolgevamo il nostro servizio nella basilica di S. Pietro, ed era facile incontrarlo; ho avuto anche la possibilità di essere ordinato sacerdote in Italia nel 1986 ma purtroppo fui costretto a rifiutare perché per i miei familiari non era semplice venire in Italia, allora i passaporti non erano di facile accesso come oggi, per cui fui ordinato in Polonia il 14 giugno del 1986».
Terminati gli studi in Italia, don Piotr, ricevette prima l’incarico di  vice rettore di un seminario in Polonia, dove rimase fino al 1992, poi di economo a Danzica; in quegli anni, ebbe modo di rivedere il Santo Padre, altre due volte ovvero per la beatificazione del religioso francescano Raffaele Chylinski nel 1991 e dieci anni dopo, l’ultima volta, in occasione dell’anniversario di quindici anni di sacerdozio, quando insieme ad altri sacerdoti ebbe la possibilità di celebrare la S.Messa con Giovanni Paolo II a Castel Gandolfo.
«In tutti i momenti che mi è capitato di vederlo, ho sempre intravisto in lui una persona al servizio della Chiesa, estremamente tranquilla e serena, un uomo unito con Dio. Spesso avevo come l’impressione che fosse circondato da un’aura bianca che lo trasportava da un’altra parte».
Un uomo, un Santo a cui don Piotr, è rimasto legato sicuramente,«mi è dispiaciuto non esser presente al suo funerale nell’aprile 2005 ma purtroppo motivi di salute me lo impedirono».

Un’occasione speciale però, per rendergli grazie e per ricordarlo e anche per festeggiare i trent’anni di sacerdozio, sarà sicuramente la prossima Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà proprio in Polonia, a Cracovia nelle ultime due settimane di luglio del 2016; don Piotr sarà presente, come lo è stato venticinque anni fa a Częstochowa ma questa volta con lui, ci saranno alcuni ragazzi della sua parrocchia.
«Sarà una bellissima esperienza, nella quale mi auguro possiamo tutti approfondire la nostra fede: oggi i giovani hanno bisogno di Gesù Cristo, di una guida li accompagni».
Quando gli chiediamo che cosa gli manca della sua terra non ha dubbi: «la tradizione, la cultura i ritmi dei tempi liturgici; le chiese sono sempre piene!».
Un’avventura che si preparano a vivere e che lascerà sicuramente il segno, un’opportunità per “tornare a casa” e far conoscere ai suoi ragazzi, un nuovo paese, nuove tradizioni e tanti amici ma soprattutto un’occasione per raccontare loro e far toccare con mano i luoghi in cui è vissuto Giovanni Paolo II.

Martina Bongini

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