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"Gesù prese con sé"

II Domenica di Quaresima

Parole chiave: commento al vangelo (221)
Commento al Vangelo

DAL VANGELO DI LUCA 9,28-36
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
“Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare”. Con questa puntualizzazione inizia il vangelo di questa seconda domenica di Quaresima. Non si tratta solo dell’inizio letterario di un noto episodio evangelico: la Trasfigurazione. Nell’inizio del vangelo vi è anche la definizione di quella che è la preghiera cristiana: “Gesù prese con sé”. La preghiera cristiana non è fuga dal mondo e dagli altri, anche se fatta in un luogo isolato e per noi intimo. Quando noi preghiamo, Gesù ci prende con sé, come fece con Pietro, Giacomo e Giovani e ci introduce dentro la sua intimità profonda: la relazione con Dio suo Padre.Spesso noi crediamo che la preghiera porti Dio dalla nostra parte. È soprattutto un’eccessiva preghiera di richiesta a Dio che ci fa intendere la preghiera in questo senso. La preghiera non porta Dio dalla nostra parte e non piega Dio alla nostra volontà. Nella preghiera cristiana accade il contrario. Con la preghiera noi entriamo nei “tempi” e negli “spazi” di colui che è per natura eternità ed infinito. Per questo Pietro, Giacomo e Giovanni avevano bisogno di fare questa particolare esperienza. Noi sappiamo, dai Vangeli, che Pietro non è stato sempre in accordo con Gesù. Dopo un’accesa discussione il Signore chiama, il primo degli Apostoli, Satana, perché non pensa come Dio, bensì come gli uomini. Giacomo e Giovanni fecero al Signore una richiesta (preghiera) assurda; sedere uno alla destra e l’altro alla sinistra del regno di Dio. Non c’è niente di spirituale in una supplica di questo tipo.Trasfigurarsi significa cambiare, trasformarsi. Gli apostoli avevano bisogno di ricomprendere la relazione che avevano con Cristo. Il brano evangelico per noi traccia da una parte il cammino quaresimale e dall’altra quelli che sono, o che dovrebbero essere, gli effetti del tempo forte della Quaresima nella nostra vita. Tutta la Quaresima è un processo di trasformazione, di cambiamento e di conversione a Dio alla luce del Vangelo. Cerchiamo, nella nostra giornata, degli spazi di preghiera durante i quali vivere un’esperienza bella con Gesù che trasforma tutta la nostra esistenza. Se, nella preghiera, ci lasciamo prendere da Cristo possiamo dire di essere dalla sua parte.

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