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Prendere sul serio il Natale e vivere il Vangelo

Una riflessione alle porte del Natale

Parole chiave: ateo (1), non credente (1), natale (43)
Ateo o non credente?

Io sono cresciuto in un clima di ateismo “combattivo”. Qui in occidente, a differenza dell’Europa orientale e di altri paesi, non fu mai se non in casi sporadici un ateismo violento e sanguinario.

In Occidente era una battaglia ideologica, culturale e politica. Il comunismo era forte e in alcuni paesi, vedi Italia, Francia e Spagna molto forte. I loro capisi dichiaravano e erano decisamente e schiettamente atei e una buona parte del popolo in forma più o meno conscia li seguiva anche in questo versante.
Io continuo a sostenere che in gran parte il nostro popolo più che contro Dio e la religione ce l’avesse coi preti.  Resta il fatto che in forma cattedratica o in forma popolare la parola “ateo” era di uso abbastanza corrente. Per molti soprattutto tra il popolo il dichiararsi tale assumeva spesso anche il carattere di una sfida, di un gesto di riscatto dal “giogo” del padrone e della chiesa, intesi a torto o a ragione come due alleati reazionari tenuti insieme dall’idea di “ordine e religione”.
Non credo che il nostropopolo fosse proprio ossessivamente attratto e convinto dal “materialismo storico e dall’ateismo scientifico”!! .

Comunque con gli anni 60 il clima cambia. Appaiono all’orizzonte tre personaggi che in vario modo hanno rottoquesto clima: Kennedy, Kruscev e Giovanni XXIII.
In quegli anni iniziava nella società e nella Chiesa l’uso e a volte anche l’abuso di una parola estremamente importante e seria: il dialogo.
L’ateismo si presentavaora,anche se gradualmente, meno aggressivo, meno dichiarato, meno sbandierato e più cortese e “tollerante” pur restando comunque una componente essenziale del nostro clima culturale e politico fino alla cosiddetta “caduta del muro di Berlino”. Il crollo del comunismo diede senz’ altro un grosso colpo all’ateismo come strumentodi lotta politica. Restava e resta ancora appannaggio di un gruppo di “intellettuali” autodefinitisi “razionalisti”, mescolato a un antico rancore anticlericale spesso anche salottiero e pruriginoso.
Il boom economico dagli anni sessanta in poi e il reale progresso in scienza e benessere hanno contribuito indubbiamente moltissimo: un certo benessere generalizzato faceva sì che anche il popolo e in particolare la classe operaia cominciasse a avere qualcosa da perdere dalla lotta dura e a oltranza. In qualche modo veniva a mancare quel detonatore fondamentale di ogni rivolta reale e arrabbiata: la miseria. Allo stesso tempo similmente si faceva reale e concreta anche a livello di popolo l’illusione, per loro certezza, che Dio fosse ormai in realtà una ipotesi inutile.

Anche la Chiesa con il Concilio Vaticano II aveva in tante parti del mondo scoperto la dimensione “politica” dell’ingiustizia sociale. Molti chierici e laici cristiani si sono fatti anche abbagliare da certe forme residuali di marxismo. Capita spesso nella storia e nella storia della Chiesa che alcuni generosi ma a volte ingenui raccolgano la bandiera dei morti per tentare di continuarne la lotta.

(Era il tempo del grande dibattito sulla teologia della liberazione. Di questo fenomeno io stesso sono stato sia testimone che soggetto attivo negli anni settanta del secolo scorso in America Latina, e più precisamente durante la dittatura del gen. Stroessner in Paraguay. Erano i tempi delle dittature in Argentina, Brasile, Uruguay, Chile, Bolivia ossia di tutte quelle nazioni che formavano il cosiddetto “Cono Sur” e che erano unite dal “Plan Condor”).

Comunque l’impegno di tanti cristiani e della Chiesa a favore dei poveri contro la diffusa ingiustizia sociale e politica toglieva ai vecchi atei un motivo in più per una lotta diventata ormai anacronistica.

Una cosa comunque è certa e irreversibile a mio avviso:  la lotta contro le “strutture” capitalistiche che tanta paura faceva agli amanti dell’ordine, Chiesa compresa, pian piano perde la sua carica dura e violenta. La lotta contro “le “strutture di peccato” come le chiamerà Paolo VI guiderà ormai in forma esplicita il pensiero e l’azione della Chiesa ben oltre la dimensione economico-politica che ne sarà comunque parte importante.Nell’ espressione “strutture di peccato”siamo coinvolti tutti a livello personale e sociale. Non più solo un nemico esterno, ma anche uno interno: il nostro personale peccato.  Questa è la Chiesa di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e di Francesco che alcuni appunto anche se in grado diverso hanno accusato e accusano di essere “dei Papi un po’ comunisti”.

MENO ATEI PIU’ NON-CREDENTI.
Per farla breve il mondo si è rimescolato a tal punto che almeno da questo punto di vista possiamo dire che si è “ingentilito”. Gli atei che facevano “paura” ora sono diventati in gran parte dei gentili “non-credenti”. La parola “non-credente” è più dolce, non è aggressiva, si presenta come una semplice espressione di una personale dimensione interiore. Dichiararsi ateo è ormai solo un vanto per pochi “duri e puri”. A volte sento nostalgia di alcuni vecchi atei seri e umili cercatori di verità. Anni addietro scrissi un articoletto dal titolo: “Cerco un ateo serio con cui fare una passeggiata e prendere un caffè”.

Non-credenti gentili e rispettosi? Calma! Non esageriamo.
In questo clima di gentilezza e di rispetto anche “istituzionale” la Chiesa poteva e può muoversi indubbiamente meglio e spesso in una vera e reale collaborazione con altre importanti istituzioni dello Stato e della società. Anzi molti cristiani e anche alcuni vescovi potevano e possono tranquillamente fluttuare in un clima di apparente “liberi tutti”.

MA ATTENTI:
il rispetto per la religione oggi, come sempre in passato,  è garantito “dentro i limiti della ragione politica e scientista”: ieri Luigi XIV e l’Assolutismo in Europa, oggi la France “laica, dura e pura”, la Cina e altre nazioni, oggi soprattutto in Occidente il politicamente corretto: qualcuno decide pur sempre fin dove si può arrivare: o in nome della Ragion di Stato o in nome della maggioranza non bisogna mai oltrepassare il limite posto dal potente di turno.

Con il venir meno (si spera) dell’ateismo militante è venuta meno anche una componente importante nella lotta tra destra e sinistra, oggi conservatori e progressisti. Anzi dal punto di vista della “non-credenza” i vecchi nemici si sono ritrovati “alleati” pur mantenendo le differenze politiche. Basta seguire l’iter di tante leggi non proprio cristiane e a volte forse anche poco umane dove i vecchi nemici votano insieme.

Non è esistito solo l’ateismo di Stato dei paesi comunisti, sono secoli che esiste un ateismo silenzioso fin dai tempi deli Impero Romano Cristiano e poi quello Germanico fino al famigerato Terzo Reich, e ai tanti partiti più o meno di dichiarato orientamento cristiano, e poi i vecchi e i nuovi illuministi e i vecchi liberali di ogni epoca.  Molti per lunghi tempi sono stati formalmente “atei” silenziosi, rispettosi, tolleranti, molti anche formalmente assai devoti.Ma l’ateismo di certa destra liberale e conservatrice è vecchio e antico. Il comunismo e molti intellettuali di sinistra hanno solo avanzato la pretesa che il loro  ateismo fosse anche “scientifico” e in nome della scienza, si sa, bisogna combattere apertamente ogni forma di superstizione. Uno degli errori del comunismo e della sinistra fu combattere la religione apertamente e violentemente. La vecchia destra questo non lo faceva e tanti oggi in tutti gli schieramenti hanno imparato la lezione: si può fare “violenza” anche in modo dolce e diplomatico.

 

Conclusione:

Tra poco è Natale. Ma com’è il Natale di atei e non-credenti?
Il Natale non si tocca. Ma non è un problema. Non importa neppure cambiargli il nome, tanto non è più quello della Chiesa e dei preti. Ora anche per colpa del Covid il problema è un altro: non sappiamo se e come lo passeremo. Potremo baciarci, abbracciarci, fare il cenone, ritrovarci tra amici e parenti,potremo consumare e fare e ricevere regali? Potremo volerci bene almeno quel giorno?
Ormai si sa: a Natale l’unico assente continua a essere il Dio vivo e vero, colui che un tempo era il titolare della festa.

Ma a Natale come millenni fa Dio viene nella persona di Gesù di Nazaret alla faccia di atei, non- credenti e credenti in genere e ci porta il suo Vangelo che è un contenitore di parole e gesti veramente rivoluzionari. Se almeno noi cristiani ci credessimo sul serio. Prendere sul serio il Natale e vivere il Vangelo, questa sarebbe veramente la rivoluzione contro le strutture di peccato.
Quante rivoluzioni ha visto la storia.A Natale ricordiamo però la rivoluzione cristiana, del Dio fatto Uomo. Questa rivoluzione dura ancora, con alti e bassi. A differenza di tante altre non è passata, non si è frustrata. Ogni tanto nella storia si blocca, fa qualche passo indietro ma poi va avanti.Chissà che anche l’attuale pandemia non ci dia la forza e il coraggio di riprovare ancora, di non smettere mai di riprovare a fare l’unica rivoluzione autentica.

“In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25 Chi difende gelosamente la propria vita, laperde e chi offre generosamente la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vitaeterna”.
Questa è la regola d’oro della rivoluzione cristiana cominciata più di duemila anni fa: offrire il dono della propria vita. Lo ammetto: è difficile ma affascinante.

A proposito: Natale ha a che fare anche con la vita eterna checchè ne pensino i vecchi atei, i gentili e cortesi non-credenti e i tanti furbetti che vorrebbero salvarsi la faccia con la banale e consueta espressione “sono credente ma non praticante”.

BUON NATALE A TUTTI.

*dalla rivista Il Centro

Ateo o non credente?
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