Un anno di Caritas

È stato un anno di cambiamenti per Caritas Livorno: lo scorso anno a Natale l'inaugurazione della nuova mensa e l'inizio del trasferimento degli uffici e di tutto il cuore Caritas dal centro di Torretta al Villaggio della Carità in Corea, poi l'apertura del secondo lotto, con il nuovo centro docce e guardaroba e in futuro magari l'apertura del terzo lotto con la realizzazione di nuovi insediamenti abitativi per chi è in difficoltà. "La casa è sempre l'ultimo step tra gli aiuti che vengono dati a chi vive nella povertà - ha ricordato a questo proposito suor Raffaella Spiezio, presidente della Fondazione Caritas - ma noi vorremmo fare al rovescio, dare un tetto, un ambiente familiare e accogliente a chi non ha più niente e da lì permettere di ripartire per ricostruire la propria vita e la propria dignità". Il terzo lotto - ha precisato il vescovo Giusti, che ha nuovamente scelto la sede di Caritas per fare gli auguri di Natale alla città e alle autorità cittadine - potrà essere realizzato grazie alla generosità di tanti amici e magari con la complicità della politica, perché possa sbloccare situazioni burocratiche annose quali lo stop alla costruzione di abitazioni nell'area del Villaggio di Corea a causa della presenza dell'elettrodotto, fermo da anni, ma ancora con il vincolo di non sostarci sotto più di tante ore.

Il reddito di cittadinanza - ha dichiarato suor Spiezio, tornando a fare un bilancio del 2019 - in questo anno ha aiutato molte famiglie e speravamo di avere una flessione nella richiesta di alcuni servizi, ma purtroppo non è stato così: gestire il denaro, da parte di chi non è abituato, non è facile. Alcune persone spendono tutto nei primi 10 giorni, magari andando a pranzo fuori, acquistando senza pensare al futuro e quando i soldi sono finiti tornano qui in Caritas a chiedere aiuto; il reddito di cittadinanza senza accompagnamento in molti casi è una misura inutile. Serve una guida, un'educazione, un insegnamento alle persone, che sono una diversa dall'altra.

Ed è proprio questo il carattere distintivo di Caritas rispetto ad altre agenzie di solidarietà: il guardare prima di tutto alla persona a 360 gradi e non solo ai suoi bisogni immediati, perché solo facendo così si fa il bene di tanti poveri, solo così si evita il ristagno di certe condizioni di vita, stimolando la dignità e la crescita umana.

E tra tanti argomenti toccati nell'ambito della conferenza stampa, per fare il punto sulla povertà a Livorno, il vescovo Simone torna a farsi sentire sul problema droga. Sembra incredibile quanti morti stiamo contando quest'anno, vittime della strada, dell'alcool e della droga, ma soprattutto di un sistema che non è capace di fermare questa carneficina. Non basta sequestrare gli stupefacenti - ha detto, e di questo ha ringraziato le Forze dell'Ordine sempre pronte a combattere questi traffici - occorre educare ai valori, educare al divertimento, educare alla vita. Dobbiamo fermare questa strage, dobbiamo cambiare questo sistema incapace di far crescere i ragazzi in modo sano. E mentre Caritas utilizzerà la struttura del Porto di Fraternità a Torretta come centro di aiuto per le tossicodipendenze, la Diocesi proverà insieme ad altri, in primis il Comune, a sostenere la nascita di un centro giovanile dove si faccia musica, cinema e altre attività, come prevenzione alle devianze giovanili.

Nelle foto da sinistra padre Francesco Gusmeroli vice direttore Caritas; il vescovo Simone Giusti; suor Raffaella Spiezio presidente Fondazione Caritas; diacono Roberto Bargelli, anche lui vice direttore Caritas