La situazione in Israele si aggrava: i Vescovi toscani bloccati in Terra Santa

Il messaggio e la riflessione del vescovo Simone

Ci raggiunge una telefonata del vescovo Simone, in questi giorni in Terra Santa con i vescovi della Toscana, per portare conforto e solidarietà alle popolazioni colpite dalla guerra. L’attacco aereo di questa notte da parte di Israele contro Teheran ha bloccato le partenze da Tel Aviv perché è previsto l’arrivo di droni iraniani su tutto il territorio. I Vescovi, alloggiati a Casa Nova, ospiti della Custodia Francescana di Terra Santa, con il Vice Console d’Italia, il Segretario della nunziatura e giornalisti Rai e di TV 2000 saranno portati ad Amman in Giordania per favorire il rientro in Italia. Ecco un suo messaggio e la riflessione su questa guerra sempre più cruenta.

Che notte!!!!
Due squilli: il primo alle ore due e il secondo alle ore tre, ci hanno avvisato che era stata proclamata l’emergenza nazionale: tutto chiuso dalle scuole agli aeroporti. Gerusalemme blindata. Tramite la Custodia di Terra Santa, la Nunziatura e il Consolato Italiano, siamo stati autorizzati a lasciare Israele e a raggiungere Amman. In Israele attendono una pioggia di droni iraniani. Da Amman, quando non lo sappiamo ancora, rimpatrieremo.

Gaza è il Vietnam morale e militare d’Israele
Dopo due anni di conflitto l’esercito israeliano non riesce ad avere ragione di Hamas perché la gran parte della popolazione, nonostante tutto le sofferenze che patisce, li sostiene. Ogni maceria è occasione di agguato. Non è una guerra come lo è stata con Hezbollah in Libano bensì come a Stalingrado e a Saigon.
È poi soprattutto un Vietnam morale con il grande rabbinato d’Israele allineato come Kirill in Russia, al Governo e ai leader politici. La situazione è drammatica.
Israele sta perdendo la guerra, ha già perso quella mediatica e diplomatica: è un paese sotto accusa a livello internazionali ed isolato a livello politico.
Gli unici ad avere speranza sono i credenti, cristiani, ebraici e musulmani, i quali dinanzi al fallimento di ogni progetto di pacificazione della Palestina, perché sanno che per Dio nulla è impossibile, perché sanno che le spade si trasformeranno in vanghe.
La Chiesa è ricercata per continue mediazioni politiche, a Doha e altrove, perché gli viene riconosciuto che Essa non ha alcun interesse né mire e pertanto è la mediatrice per eccellenza. Quando ad esempio, organizza convogli alimentari i palestinesi vendono i prodotti a prezzo di costo e gli ebrei mettono a disposizione i capannoni gratuitamente.
La stessa comunione ecclesiale è via di pace.
Nella Chiesa in Israele vi sono comunità etniche: la principale quella araba Palestinese, poi quella ebraica ma tra le due comunità la collocazione e l’integrazione sono faticose perché più forte dell’identità religiosa è l’identità nazionale e la coscienza delle ferite ricevute. Occorre andare oltre al male ricevuto per saper costruire una storia comune.
Importante è andare a visitare la Chiesa di Terra Santa e i suoi luoghi santi ma non solo esse. Un nuovo tipo di pellegrinaggio è necessario: non si può più separare la visita ai santuari, dai cristiani arabi ed ebraici d’Israele, che vi vivono e li frequentano ogni giorno. Dobbiamo aiutare i pellegrini a entrare dentro il dramma della Terra Santa, dentro il suo Golgota di ieri e di oggi. Ogni pellegrino dovrà chiedersi: quale posto abbiamo in questa situazione?